O LA MORTE O LA VITA !, AUGURI DI PASQUA

[Questo articolo rimarrà l’intera settimana di Pasqua, riprenderò martedì 14 aprile.]

Tutti sanno che la Pasqua dei cristiani asserisce una resurrezione, unita alla promessa che ciò accadrà poi a tutti:
ma non tutti pensano né sanno, e i cristiani per primi, che ciò significa dare per risolta una anzi la questione
– se ciò sia desiderabile o no -,
– tutt’una con un’altra: e se poi ricominciasse tutto da capo? -,
senza di che tanto rumore per nulla.

Né si crederà davvero che la risposta sia ciecamente affidabile all’onnipotenza e onniscienza divine, ossia all’occultismo in cui tutti versiamo.

Si noti che la questione riguarda per primo proprio il Primo risorto:
infatti se egli è quel tutt’uno pensiero-motricità-sensibilità che chiamiamo “uomo”,
e poiché angoscia e patologia attentano proprio a questo tutt’uno nella sua legge di moto con il  tempo che le occorre logicamente,
allora come gli è assicurata la soluzione anticipata al loro attentato?,
in che modo il “Paradiso” non sarebbe per lui un Manicomio che lo vedrebbe come il Direttore omologo agli ospiti? (come in tante storielle).

Conosciamo il Manicomio dantesco, la terza Cantica:
in essa la soluzione per il Primo
– per gli altri non ce n’è, tutti sedati nell’abolizione di moto e tempo di pensiero-motricità-sensibilità -,
è nel suo regresso disincarnato a uno dei tre cretini cerchietti che si guardano strabicamente, salvo la proiezione per il visitatore di una patetica parvenza “umana” docetista:
avevamo scherzato, non era vero niente!

Sono il solito … cretino anch’io, benché diversamente, che prende le cose sul serio?,
che prende sul serio tutto a partire da quel tutt’uno che lessicalmente è detto “uomo”?:
almeno, questa stupidità mi salva (guarisce) dalla criminale salvezza manicomiale.

In tanta stabilizzata anzi eternizzata incertezza, l’alternativa o-o di “o la morte o la vita” è la medesima di “o la borsa o la vita” ossia il latino vel-vel:
probabilmente inclineremmo pascalianamente a scommettere per “la vita” (non si sa mai!), ma comunque c’è perdita secca,
tanto più che rischiamo una serie infinita di “o la borsa o la vita!”, in cui non c’è mai borsa, o vita.

Torna a interessarci l’o-o di aut-aut.

Non è ignoto che con quel tutt’uno pensiero-motricità-sensibilità, o “uomo”, intendo ciò che Freud designava con l’ormai irrecuperabile parola “pulsione”:
cioè pensiero come legge di moto, forma dinamica, della materia biologica, non gradino superiore al corpo né partizione (“mente”) di cui cercare “filosofici” rapporti con l’Africa nera del corpo:
glande Africa!
Buona Pasqua!

Milano, 06 aprile 2009

 

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