IL CANCRO MIRACOLOSO

Raccolgo dal divano un’oscenità a me già nota da tempo, ma questa volta non mi trattengo da sbottare:
benché detta da un credente, la sua “morale” è di vantaggio per tutti, credenti miscredenti laici:
calato il buio universale sulla parola “credere”, miscredere è diventato prudenza.

L’oscenità in oggetto è una preghiera che dice:
“Poiché il mio cancro deriva dalla Tua volontà, ora fammi compagnia in esso”:
non vedo la differenza tra andare a Lourdes per farselo venire o per farselo togliere, sempre di Sua volontà, ossia di miracolo o di “grazia”, si tratta.

E’ la preghiera che si può rivolgere a un sadico:
sulla quale ironizzava un film di parecchi anni fa dal titolo “Straziami ma di baci saziami!”

C’è chi poi ha elevato l’oscenità alla seconda potenza, derivando dalla Sua volontà la depressione, o la schizofrenia.

Se mi metto nei panni di Lui (posso farlo), mi trovo invogliato a mandare ancora il diluvio universale, per un’oscenità peggiore di quella di Sodoma (ma quale?, non ditemi più che è la sodomia):
infatti la diffamazione nei confronti di Me
– di avere voluto il tuo cancro, o il tuo dolore, con una volontà delittuosamente imperscrutabile cioè omertosa –
è un delitto più grave di ogni altro:
frase che ogni umano a partire da bambino potrebbe sostenere legittimamente.

“Lui” ha potuto venire chiamato, con variazione nell’oscenità, anche “Mistero” o, (pseudo-)laicamente, “Destino”.

Da qualche decennio il truce Destino con il suo Mistero è stato eroticamente laicizzato dal neologismo “Sf..a”:
per un momento un’effimera scintilla di pregio, perché dopotutto è un involontario omaggio alle Signore, costruita com’è come S-fortuna.

Che sia questa la fortuna?:
ma poi accidenti gli è venuta un’invidia del …!, la Sf..a delle Signore.

Sto traducendo Freud (per chi non se n’è accorto).

Milano, 02 aprile 2009

 

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