IL BATTESIMO DEL TRAUMA

I film di guerra ci hanno insegnato l’espressione “battesimo del fuoco”:
quello della prima battaglia cruenta combattuta dalla recluta dell’esercito, trauma educativo per i sopravvissuti.

Ma prima ancora c’è stato il battesimo di un altro trauma, per reclute ancora più giovani, i bambini, trattati come reclute d’esercito, a loro insaputa, dall’ignoranza pedagogica degli adulti e della Cultura.

Il bambino – di cui è vero il detto che ha sette vite come i gatti – avrebbe potuto sopportare il battesimo del fuoco, non quest’altro:
che è quello dell’Amore promesso, ideale, superiore, presupposto, finale, in sostituzione di quello già sperimentato come buon trattamento:
o magari mai sperimentato, nel qual caso resta un posto libero per l’esperienza (non “poveri bambini!”) benché ancora vuoto.

Non c’è difesa dal trauma battesimale – un battesimo storico, mondiale, globale, ecumenico – di questa sostituzione.

Lo stesso “Dio” biblico si è guardato dall’ingannare:
ha promesso la terra, non l’amore:
anche se non esiste, questo è un “Dio” serio, ha dunque ragione Woody Allen a dire che siamo il suo popolo:
magari alcuni più di altri, d’onde una disputa che avrebbe potuto non essere feroce.

Dall’amore promesso sequitur, come ex falso, quod libet, qualsiasi cosa, tutto e il contrario di tutto, così che non c’è salvezza né amore per nessuno.

Prima c’era un pensiero orientato, che sapeva che cosa chiamare “amore”:
o altre parole, perché il pensiero del bambino non ha fissazioni lessicali.

L’inganno sull’amore è l’inimicizia per il pensiero.

Il pensiero disorientato (quod libet, qualsiasi cosa) pecca di omissione, omette l’esperienza del buon trattamento perché ne omette il pensiero, omette il pensiero come pensiero del buon trattamento:
poi si sottomette a qualsiasi sistematizzazione o organizzazione del pensiero che cancella le tracce dell’avvenuta sostituzione:
ossia non crede più a occhi, orecchie, olfatto (come osserva il salmo), e da allora … crede:
crede a qualsiasi cosa, da credente o miscredente:
è il senso di “credo quia absurdum” (Tertulliano, II secolo, molto più tardi Kierkegaard, XIX secolo, e noi tutti kierkegaardiani).

D’ora in poi, dopo il battesimo del trauma, tutti i discorsi, malgrado certi loro meriti, saranno sistematizzazioni o organizzazioni o amministrazioni collettive del disorientamento di ognuno.

Il pensatore moderno dell’orientamento, Cartesio, con il merito di introdurre “io” e “penso”, non ha pensato il battesimo del trauma ossia la fonte del disorientamento.

Di qui ripartirò per parlare della psicosi.

Milano, 01 aprile 2009

 

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