“LA FILOSOFIA”, O LA SVIZZERA DEL PENSIERO

Sappiamo dai giornali che il Paradiso fiscale della Svizzera bancaria sta cedendo le armi, dopo una lunga strenua resistenza:
quando cederà il Paradiso fiscale della Svizzera filosofica?, Paradiso fiscale del pensiero.

Intendo quel Paradiso, fondatore Platone, che rifiuta da millenni di sottomettersi a quell’autentico esame di realtà che è l’esame dell’imputabilità dei Filosofi:
cioè della loro amicizia o non-amicizia per il pensiero, che a sua volta vive di imputabilità:
profitto(-beneficio) / danno.

Pensiero è atti (premeditati), con effetti.

Quando cederà?:
secondo me mai, nella sua psicotica boria (l’“inaccessibilità narcisistica” freudiana) di non sottomettersi ad alcun esame, che non sia il cic-ciac interno degli adepti al suo Albo virtuale, o al suo Simposio (quello di Platone per cominciare):
pazienza, mi accontento di parlarne anche se fosse incurabile peggio del morbo di Alzheimer o della Sla, almeno ne ho il sapere.

Con questi ultimi due morbi forse, grazie alle staminali, ce la faremo un giorno:
quanto a me, imputabile filosofo dell’imputabilità al seguito di Freud, continuo a lavorare per mezzo delle staminali del pensiero:
Freud le riassumeva come “principio di piacere”, multipotenti e perfino onni-potenti senza poteri speciali, modeste insomma.

Pur di mantenere l’esenzione fiscale dall’onesto fisco dell’imputabilità
– le cui esazioni hanno come Magistrato l’individuo, che somministra sanzioni come giudizi senza violenza né pena -,
se ne sono inventate di tutte:
da poco è arrivata la X-Phi (experimental philosophy), inoltre si fa avanti – ci mancava! – l’idea di un Albo professionale dei Filosofi, logico seguito di quello degli Psicologi.

Osservo che i due Albi, distinti e corrispondenti, se amministrati dalla pubblica Amministrazione con rigore assoluto, superiore a quello fiscale sempre un po’ sfilacciato, darebbero luogo alla Società come un gulag collettivo, benché temperato ma solo secondo le temperie politiche:
i due Albi non sono giudicabili dai Diritti umani.

La Svizzera del pensiero è lo 007 del pensiero:
non sto facendo truculenza verbale, o meglio sto designando la truculenza assoluta travestita di modestia:
a partire dal socratico, “So di non sapere” – caro! -, educazione maieutica al fine di non sapere neppure di essere stati derubati (del pensiero anzitutto).

Si presti attenzione a ciò che tecnicamente significa “licenza di uccidere”:
non significa facoltà di uccidere (molto comune), bensì che “uccidere” non ha più alcun significato, perché se anche c’è corpo però non c’è corpo del reato (i morti di Sean Connery sono morti di polmonite) né, quando va bene, corpo del beneficio.

É ciò che accade con la caduta dell’imputabilità, cioè la caduta del significato della parola “innocenza”.

L’irrazionale dogma antico “La Filosofia” o Paradiso fiscale del pensiero, è cominciato dai Greci (“scuola di Atene”) e continua, con la sua piccoloborghese incoscienza in nome della coscienza.

Ho avuto la fortuna, nella storia della mia vita, di venire alle prese con Platone, Aristotele, Gesù, Agostino, Tommaso (la serie è più lunga), Cartesio, Marx, Freud (la serie è più lunga), nell’imputabilità del loro pensiero quanto ad amicizia o meno del pensiero.

Pochissimi sono i guariti dalla Svizzera del pensiero
– cioè i guariti -,
tanto tra i filosoficamente alfabetizzati quanto tra gli analfabeti o meglio gli analfabetizzati, che non sanno quanto sono filosofizzati:
a pari merito.

Perdonali ambedue Signore perché non sanno, o anche:
abbi la bontà di derubricare l’ignoranza dalla rubrica dei peccati:
proprio come faccio io, tuo devoto, da psicoanalista.

Milano, 16 marzo 2009

 

THINK!

Il contenuto è protetto!

Fino a nuovo avviso,

i testi proposti sul sito sono accessibili in sola lettura.

Grazie