Sabato domenica 21-22 marzo 2009
in anno 152 post Freud natum
Bimillenario della nascita di San Paolo (Tarso 5-10, Roma 64-67).
Io non sono altro che un visitatore del pensiero:
quello di molti che ne hanno difeso-sostenuto uno bene o male, con o senza amicizia per il pensiero;
e quello dei miei clienti che, se proprio lo desiderano, mi ci invitano, ricevendone il contributo di renderlo illimitato, anche a nuove accessioni.
Un giorno il sullodato Paolo ha avuto un pensiero, scritto in uno delle più celebri pagine della sue Lettere (I Corinti):
siglerò P tale pensiero, prima di riconoscerne il concetto e di assegnare a questo un nome, a scanso di un inquinamento assai più che bimillenario.
É lo stesso metodo che seguo da molti anni per tutto il lessico con“sacrato” dall’uso del gruppo psicoanalitico, che ha finito per designare non dei concetti ma il gruppo stesso che si parla addosso e si segnala come tale all’esterno:
con ciò ho fatta mia l’indicazione di J. Lacan con il suo “significante” come ciò che ci rende stupidi:
ho così privilegiato la costruzione del concetto, per poi rinominarlo secondo il lessico a disposizione di tutti gli uomini, senza continuare a coltivare l’illusione specialistica di tutta la storia della psicoanalisi:
l’ho fatto a partire dal non dire più “pulsione” bensì “legge di moto”.
Traduco di mio pugno quella pagina dal greco, aspirando a farlo ancora e all’occorrenza ancora, invitando il lettore a cercare di risolvere la P.
“Vi do indicazione della via aldilà:
(I Corinti 12, 31)
Anche se parlo le lingue degli uomini, e perfino degli angeli,
ma non ho P,
eccomi trombone sfiatato.
E se anche ho la profezia, conosco tutti i misteri e tutta la conoscenza,
e ho tutta la fede tanto da spostare montagne,
ma non ho P, sono niente.
E se anche distribuissi come cibo tutte le mie proprietà,
e perdessi il mio corpo per gloria,
ma non ho P, ci guadagno niente.
P è tollerante, benevolente,
non invidia, non ostenta, non si inorgoglisce,
non è indecente, non ha mete autoreferenziali, non ha parossismi,
non premedita il male, non gode dell’ingiustizia,
si compiace della verità,
difende tutto, dà credito a tutto, si attende da tutto, fa fronte a tutto.
P non cade mai:
invece profezie, lingue, conoscenza decadranno.
Infatti in parte conosciamo, in parte profetizziamo:
ma allorché il soddisfacimento sia accaduto,
l’in-parte decadrà.
Quando ero bambino parlavo, pensavo, ragionavo da bambino:
diventato uomo ho lasciato decadere ciò che era da bambino.
Infatti ora vediamo specularmente, in forma di enigma,
allora invece in un faccia a faccia non speculare né enigmatico.
Ora conosco in parte, allora conoscerò come sono stato conosciuto effettivamente.
Oggi restano fede, speranza, P:
principale è P. ”
(I Corinti, 13, 1-13).
Milano, 21-22 marzo 2009