VELTRONI EREMITA

Uno sarebbe sciocco a pensare che faccio lo spiritoso.

Parlo dell’eremita di cui dico da anni:
abitante una stanza a due uscite, una aperta sull’universo, l’altra su uno spazio di meeting con quei partner cui ha potuto fare posto.

É la soluzione rispetto al viale del tramonto, al ritiro a vita privata, al ritiro, alla solitudine, magari con opportuni ripescaggi a momenti pubblici:
è una soluzione perfino rispetto al fare una Fondazione (allusione facile).

Forse non c’era neppure da aspettare il momento di melanconiche dimissioni, da che?:
dal partito di sinistra come il partito del “non possiamo”, identico in questo al suo antagonista di destra, vincente sì ma non nel potere:
da anni faccio osservare che, quanto al potere, viviamo di illusioni:
c’è chi le coltiva meglio di altri, fin che dura.

Obama è già sotto severo esame proprio nel suo slogan “Possiamo”.

Il verbo “potere” si rende disponibile, salvo verifica, solo al mio eremita:
nel designarlo, purtroppo la parola single è nata male un istante dopo la sua nascita
– ce ne sono altre, come la parola “libertino”, la parola “amore”, la parola … –
perché come tale designerebbe qualcuno disposto, come singolo, a ogni relazione produttiva di effetti come frutti.

In una tale posizione, il lavoratore è finalmente il pensiero.

Qualsiasi cosa esso pensi di Marx, si accorgerà che questo non era “di sinistra”, ma un lavoratore del pensiero, il cui lavoro non è finito.

Come lo era, lavoratore del pensiero e senza alcun debito a Marx, Freud.

A metà anni ’70 detestavo Veltroni e D’Alema, e alcuni altri, per avere cancellato dai monumenti, non solo comunisti, il nome di Marx:
mi ricordano tanti psicoanalisti che hanno cancellato il nome di Freud, il cui lavoro è appena cominciato.

Posso amare soltanto un(’)eremita come me.

PS

Non vorrei eccedere nel realismo:
ma come non vedere che oggi la parola “politica” designa soltanto un fazzolettino di pensierini?, con le loro esigue ripetitive burocratiche pratiche a poche varianti fisse:
la dimensione attuale della politica è la miseria psichica.

Milano, 20 febbraio 2009

 

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