L’ OPUS DEI DI IPPOCRATE

Sabato domenica 14-15 febbraio 2009
in anno 152 post Freud natum

 

Lettura di:

S. Freud
L’acquisizione del fuoco
OSF 11

Non ho più letto il Giuramento di Ippocrate (Kos, 460-377 a. C.) dopo il mio esame di laurea:
prima di commentare ne trascrivo la prima parte, che conoscevo senza scoprirla.

“Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli dei e le dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto. Terrò chi mi ha insegnato quest’arte in conto di genitore e dividerò con lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con lui, e considererò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest’arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti. Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro.

[…] Se adempirò questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell’arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò possa toccarmi tutto il contrario.”

Che cosa c’era da scoprire?:
che era ben pensata, questa “Società Amici della salute”.

Essa prendeva come ragione (“per Apollo” eccetera) gli “dei” ossia un Ordine distinto e autonomamente costituito rispetto a quello dell’associarsi corrente (chiamiamolo genericamente “statuale”):
sarà poi Freud a osservare che “sono le pulsioni, gli ‘dei’ ” (es sind die Triebe, die Götter, in “L’acquisizione del fuoco”), ossia le leggi della nostra soddisfazione.

Queste non sono certo le leggi patologiche, ideali, di Antigone.

Non è impossibile unificare-univocare questo politeismo pulsionale (non ideale) nella legge (è il pensiero di natura, non ideale) di un “Regno” che “non è da (ek) questo mondo”,
ossia la distinzione e autonomia, nell’attualità, della fonte di un Primo diritto (positivo non naturale) da un Secondo, sulla cui fonte ora non mi impegno:
sorvolo sul passaggio dagli dei a “dio”, magari un’altra volta forse con qualche sorpresa, a parte commenti salaci su quello sporcaccione di Zeus.

La “Società Amici della salute” di Ippocrate era di Primo diritto:
ma inevitabilmente, benché solo nella tarda modernità, ha dovuto accomodarsi nel Secondo (Ordine dei medici, Albo dei medesimi), con decadenza del giuramento di Ippocrate, anche se si finge stentatamente di mantenerlo.

Contro questa inevitabilità non trovo da ridire, anzi:
la Medicina del soma non poteva non finire nel Secondo diritto, e sarà così almeno fino al giorno in cui la medicina sarà divenuta simile al computer, cioè non solo praticabile da tutti, ma anche priva della sacralità di cui si cerca ancora di ammantarla:
penso al sussiego ispirato d’amore con cui molti medici dicono ancora “I miei pazienti!”.

Mentre non può finirvi la medicina delle leggi di moto di questo medesimo soma (non ho dunque detto l’idea occultista di “medicina dello spirito”):
è dunque la Psicoanalisi, non la Medicina, l’erede del Giuramento di Ippocrate.

Non penso certo a trafugare i marchi né dell’Opus Dei né della Massoneria, e nemmeno a omologarli, quando promulgo una nuova Società avente cura della salus che ho già chiamato “Società Amici del pensiero”, subordinante la psicoanalisi erede di Ippocrate.

Milano, 14-15 febbraio 2009

 

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