La psicoanalisi serve a fare sì che la Medicina esista (vedi “L’opus dei di Ippocrate”, sabato-domenica 14-15 febbraio), che sia per-fecta:
1° che esista aldilà della sua grossolanità,
2° che esista aldilà della sua impotenza.
Dal medico vanno anche, correttamente, disturbi fisici-noetici-comportamentali a un tempo, che la storia linguistica ha chiamato, bene o male, “nevrosi”, con le sue varianti psicotiche e perverse:
ci vanno con domanda benché equivoca (non c’è domanda che in rapporto all’offerta), e mandato o procura benché non sostenuta (vedi i miei “Eluana cogitans (bis)”, sabato-domenica 7-8 febbraio, e “Titolarità”, martedì 10 febbraio).
1° La grossolanità medica di cui parlo è logicamente-scientificamente necessaria, non occasionale o provvisoria:
infatti la Medicina fa, sotto la categoria “sintomo”, di ogni erba un fascio, mentre la psicoanalisi, grazie a Freud, sa distinguere tra (a) sintomo (b) inibizione (c) angoscia (S. Freud, “Inibizione, sintomo e angoscia”, 1926), e anche (d) fissazione, impensabile per la medicina in-perfetta.
2° Quanto all’impotenza:
il medico non può curare le nevrosi, e lo sa, benché le nevrosi vadano correttamente da lui:
da lui come discendente della scienza, non della magia né della religione.
Il quesito è:
ma perché mai i medici, se vogliono davvero essere tali, non diventano psicoanalisti?:
mysterium tremendum!, diciamo così, inebetimento.
Una Specializzazione la farebbero:
ma la psicoanalisi non è una specializzazione, bensì un’applicazione di una delle forme del pensiero, e ciò cambia tutto.
Per essere un tale medico non occorre avere studiato Medicina (lezione freudiana, che pochissimi psicoanalisti hanno seguito).
I Filosofi hanno sempre rifiutato di occuparsi di forme del pensiero, in cui sarebbero stati obbligati a collocare la loro:
Freud è il Filosofo che ha inaugurato una Filosofia delle forme del pensiero, collocando se stesso in una di esse.
Proseguirò sulla distinzione tra guarigione medica e guarigione … medica(-psicoanalitica).
Milano, 25 febbraio 2009