Domanda retorica:
perché osservazioni come quelle che seguono, e cento altre che precedono, non sono nella prima pagina dei giornali?:
risposta: perché la prima pagina è occupata da cento altre che le censurano.
Quella distinzione nota a tutti da tutti i millenni, poi formulata da Pascal
– ecco la truffa del “Discorso universitario”: poi se ne parla come se per primo l’avesse detto Pascal, mentre si tratta del formaggio con le pere, cosa che il contadino già conosce in proprio ma poi deve regredire a ignorante per successivamente apprenderla a pagamento dal Professore -,
ha sempre danneggiato l’umanità, a partire dal danno dell’invenzione dell’ignoranza, dell’ignoranza come invenzione:
Pascal ha sistematizzato uno status quo del’umanità, che in fin dei conti è una tipica banalità dell’umanità.
Ai giorni nostri le ragioni del cuore sono chiamate “emozioni”, progresso dell’ignoranza di Cultura.
Il pensiero non si divide tra ragione e cuore, salvo che un coltello abbia prodotto la ferita di questa divisione (così come è producibile l’ignoranza):
il pensiero così ferito soffre, come pensiero, per la ferita, come un organo avente vita propria (l’angoscia è pensiero, vita del pensiero):
poi, della ferita si fa una … ragione, e inventa la distinzione pascaliana:
e “La Ragione” fu (ma era già successo ben prima di Pascal).
In seguito La Ragione si fa l’emozione, come “farsi una pera”, o farsi il solletico per ridere:
ecco la mascherata collettiva dell’emozione, bene rappresentata in TV in cui tutti “sono” sorridenti, gioiosi, felici, oppure simulano ira, tristezza, disgusto, perfino angoscia (“che angoscia!”), e via con il mercato delle emozioni:
possiamo chiamarlo mercato isterico, affettivamente indifferente alla merce emotiva che espone per il carnevale quotidiano.
Comicamente il modello non è diverso, ma meno innocente, da quello della donna che simula l’orgasmo, arte antica per chi ci casca.
Dalla divisione pensiero/affetto, ragione/affetto, rappresentazione/affetto, Freud prendeva le mosse.
L’“Aldilà” come sempre se ne è parlato non mi suscita alcuna emozione:
ma il mio pensiero è affettivamente interessato all’idea che in esso sia possibile un giornalismo come quello che ho detto:
cioè un giornalismo amico del pensiero.
Milano, 16 gennaio 2009