LE DUE OSCENITÀ

Scrivo ciò che segue in compagnia del pensiero di Carlo Doveri, assai più giovane di me, che mi sostiene (“in Concistoro”, mi scriveva recentemente con una modestia pari alla mia).

Il comune pudore impudico dovrebbe essere noto:
a chi non lo conosce consiglio un rapido corso di recupero.

Ho conosciuto tutte le pudicizie e impudicizie, e le metto nello stesso ripostiglio:
nel mio inventario rimane illibata una sola oscenità, cui tutte le altre sono oppositive.

Una che nessuno neppure sogna di sfiorare, figuriamoci penetrare:
né credenti né miscredenti, laici di ogni specie, cristiani, ebrei, musulmani, begli spiriti o spiriti ottusi, filosofi teologi psicologi, bestemmiatori e turpiloquiatori o gente linguisticamente corretta.

É come psicoanalista (ricapitolato poi dal pensiero di natura), ossia uno che non si nega a nessun argomento per nessuna ragione, meno ancora per “Ragione”
– “La Ragione” rifiuta il pensiero -,
che ho potuto avere voglia di esplorare l’ultima oscenità, preceduto in questo dal solo Freud (in seguito ne raccoglierò i testi).

Si tratta della condizione preliminare negativa del positivo pensiero di Cristo, che è tabù bimillenario non inferiore a quello della verginità.

Ciò che essa ha di scandaloso è descritto bene da San Paolo in un passo che ritraduco di mia mano (Filippesi 2, 5-8):
“Abbiate in voi lo stesso pensare che si trova già in Cristo Gesù,
il quale, benché nel principio avesse forma di Dio, non ha però proceduto facendone una sua proprietà rapinata e imposta come una identificazione,
ma ha lasciato vuoto sé stesso assumendo forma di servo,
ed essendo diventato a immagine degli uomini e stato trovato in posizione di uomo
si è fatto terra-terra essendo diventato sottomesso fino alla morte.”

É qui descritta la condizione preliminare di un pensiero scandaloso, come il pensiero di Cristo, proprio perché svuotato dell’oscenità del presupposto, cioè del sepolcro imbiancato ellenizzante o religioso o ecclesiastico:
notabene, svuotato del contenitore
– ai giorni nostri sarebbe facile chiamarlo camera a gas –
che trasforma in vermi osceni ciò che ha rapito e sequestrato facendone un contenuto.

Circa la posticipazione logica del significato di “Dio”, San Paolo si era già espresso preferendo la parola “Signore”:
“Chi ha  conosciuto il pensiero del Signore?, chi lo istruirà su di esso? Ma noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1 Cor. 2-16).

É stato A. Colombo per primo, anni fa, a cogliere che lo “svuotamento, kénosis” riconosciuto da San Paolo in Cristo, è il talento negativo di cui in “Il pensiero di natura”.

Per il servo o schiavo vedi “Ciao”, mercoledì 14 gennaio.

Evacuato il presupposto osceno, ob scaenam incede il pensiero.

Milano, 20 gennaio 2009

 

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