[Poscritto ore dopo: il decesso è stato alle 9.40]
Non è un’apparenza che sia morto, come non era un’apparenza che fosse vivo.
Iniziava a operare come psicoanalista ed era arrabbiato, come lui sapeva esserlo, per questa fregatura (parola sua).
Ciò lo faceva più importante di Obama (vedi ieri), di cui non sappiamo ancora se sarà stato solo un’apparenza.
“Dio” se esiste non ama le porcherie e le malattie, né le apparenze, e Giobbe la pensava allo stesso modo.
Gli ripugnava, come a me, il vedere la volontà di “Dio” quando va male, insomma non era un visionario bestemmiatore malgrado la sua indiscussa versatilità nel turpiloquio.
Ambedue iscritti alla Società detta “Cristianesimo”, ne detestavamo l’esponenziale progresso verso il docetismo, in cui tutto è apparenza, sembianza, in cui “non è vero niente”:
ho già esplicitato che questo è lo slogan immanente al Barocco, formulato come tale da Calderòn (“La vita è sogno”, non quello freudiano).
Ho appena scritto che non amo il lutto ma non voglio consolazione, in cui non è vero niente.
É vero che non posso fare a lui ciò che è stato fatto a Lazzaro:
anche quell’agente del fatto non amava il lutto e non voleva consolazione.
Le esequie
Cattedrale di Lugano
venerdì 23 gennaio alle ore 14.30
Milano, 21 gennaio 2009