Ho appena raccolto un lapsus in TV (Rai 3, martedì 4, Telegiornale, h. 14.30 circa):
la giornalista, informando sul significativo incremento di coloro che oggi vivono sotto la soglia di povertà, li ha caratterizzati, statistica alla mano, come “persone con ridotte capacità pers[ ] professionali”.
La brava giornalista penserà (ammesso che abbia pensato ciò che ha detto) che il suo lapsus faceva ingiustizia ai poveri nella loro persona:
ma no!, i poveri hanno ridotte capacità, sono brutti, ignoranti, ineleganti, puzzolenti eccetera, e lo sono proprio come persone, indipendentemente dalla professione, ed è questa l’ingiustizia:
ossia essi sono ciò che diversamente sono, nella loro miseria psichica o patologica, i non-poveri delle altre classi, con ridotte capacità e pari ingiustizia,
ossia brutti, ignoranti, ineleganti, puzzolenti:
basta che aprano la bocca, per esempio in TV, allora cambio canale per non sentirmi il fiato addosso.
Il suo lapsus diceva la verità, l’unica, che ha sempre la v minuscola.
Ho titolato “lapsus politico”, ma perché?:
il lapsus era ed è personale (come sempre), e per un istante ha avuto l’esistenza che merita, ossia con valore pubblico.
Lapsus “freudiano”?:
ridicolo, il lapsus è uno solo, Freud è quello che lo ha riconosciuto.
Milano, 5 novembre 2008