“INCONSCIO”

Quante storie lacrimevoli sono state fatte su questa parola!,
il che mostra quanto siamo collettivamente e culturalmente lenti:
la Cultura è lenta, mentre la collettività o massa è rapida solo per una spedizione punitiva, jacquerie o pogrom, per poi rientrare nella Cultura (sempre perbene).

“Inconscio” significa pensiero, e pensiero rapido ma senza scorciatoie (ossia è logico), e senza fatica, il che consente poi di prenderla con calma nell’azione, senza tagliar corto;
mentre “coscienza” significa anch’essa pensiero, sì, ma è il pensiero segnato dalla rapidità perduta, allungatoia faticosa, cui non tornano mai i conti e continua a rifarli con affanno, il che obbliga alla fretta nell’azione, tagliando corte anzitutto le teste, e rendendo inutili gli anni e i secoli.

Ho già ricordato il fattore comune che Freud criticamente individuava nell’americanismo e nel comunismo:
la fretta, fretta dell’azione contro rapidità del pensiero.

Un intelligente bolscevico della prima ora, M. Rejsner, lettore di Freud, si chiedeva come ci si possa permettere “il lusso dell’inconscio”:
la sua domanda è stata per me un’importante lezione,
non appresa né da comunisti né da americanisti:
mal comune.

Milano, 14 novembre 2008

 

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