VIVA LA CINA (bis), I “DIRITTI UMANI” E IL PENSIERO

É il medesimo titolo, “Viva la Cina”, del 31 gennaio 2007, che continuo.

In TV ho appena sentito dichiarare:
“La Cina ha vinto nei Giochi, ma ha perso nei Diritti umani”:
è sbagliato, e dirò perché.

La Democrazia (cui collego, come tutti oggi fanno, i “Diritti umani”) è ciò che diceva W. Churchill da me citato più volte:
“É il peggiore dei regimi, a eccezione di tutti gli altri”:
condivido la battuta, logica realistica brillante triste.

Essa è stata perfezionata da Freud nel ’38 con una nuova battuta:
nel ringraziare la “libera Inghilterra” per l’asilo concessogli a difesa dai Nazisti, ne elogiava la libertà quanto al “parlare (reden)” e allo “scrivere (schreiben)”, cioè alla libertà di espressione, ma qui si fermava cioè segnava il limite, aggiungendo:
“Quasi dicevo: pensare (denken)”.

Freud non stava sapientemente biasimando l’Inghilterra, sia pure con riconoscenza e cortesia, stava invece enunciando un’immensa verità politica raggiunta grazie alla sua opera di inventore della psicoanalisi:
ossia che il pensiero di ognuno e tutti, il Diritto corrente non ha neppure la facoltà di contemplarlo nonché di difenderlo;
e che esso non è neppure sfiorato dai “Diritti umani”, che più precisamente lo aggirano come fa un’ansa:
non arrivo a sospettare che lo censurino (non amo la cultura del sospetto), rammento però la funzione di censura individuata da Freud nella Cultura (è la nostra storia):
di più, né l’uno né gli altri hanno facoltà di riconoscerlo come esso stesso facoltà, o difesa in senso positivo e propositivo, inventivo, promozionale, imprenditoriale, in breve legislativo, salvo errore e patologia.

Non sono i Diritti umani a far vivere il pensiero
– così come non fanno mangiare: il nesso è stretto -,
ossia la libertà come tutt’uno col pensiero;
ciò che fa umano è il pensiero, non il diritto umano:
è il pensiero in quanto giuridico.

Sulle vie future del pensiero in Cina, intendo per 1.300.000.000 persone, sono incompetente a pronunciarmi, come tutti:
ma lo slogan di Deng Xiaoping, “Arricchitevi!”, non è escluso in partenza che sia fatto per il pensiero, mentre l’Occidente non lo ha certo rivolto al pensiero.

Su un punto l’Occidente ha perso nei Diritti umani:
nel non riconoscere che essi non fanno il peso quanto al pensiero:
non è dunque questione di fare della Democrazia un genere di esportazione, dato che non vale abbastanza neanche in casa:
ciò non mi impedisce di sostenerla con ogni mio mezzo, ma non dico di viverne, perché rispetto e amore non vivono di democrazia bensì di autonomamente libero pensiero (libero perché pensiero).

Questo pensiero
– in sé non oppositore anzi amico delle Istituzioni, come lo è ogni imprenditore -,
non ha amici nelle Istituzioni, ma non perché vi abbia dei nemici:
una Istituzione è sbagliata, proprio come Istituzione, solo quando è nemica dell’imprendere, che ha inizio nel pensiero in ogni caso.

So bene che la mia parola “imprendere” denota un campo più vasto di quello comunemente inteso, dato che arriva a implicare anche l’“amore”:
ma d’altronde anche in questo caso resto economista, perché i fallimenti dell’amore sono fallimenti economici, contabilizzabili:
potremmo calcolarne l’incidenza sulla diminuzione del PIL di un Paese, sulla recessione, stagnazione, inflazione:
per esempio, quanto costa un disastro amoroso, famigliare e non? (incluse le spese per avvocati e psicologi: ma almeno qualcuno ci guadagna), quanta disoccupazione o sottoccupazione produce?

Semplicemente, il pensiero deve badare a sé stesso, come Istituzione a sé, ma, benché amico
– del corpo anzitutto, al cui moto nell’universo provvede, cioè alla vita personale –
ha bisogno di Amici:
è per questo che è stata inventata la psicoanalisi, almeno per cominciare, e da due decenni definisco Freud “Amico del pensiero”, caso rarissimo se non unico nella Storia del … pensiero;
e da altrettanti anni cerco di secondarizzare la psicoanalisi come derivazione particolare dell’Amicizia per il pensiero come primaria:
di quel pensiero esente da omissione (o povertà psichica), e sistematizzazione (dell’omissione o povertà), che ho chiamato “pensiero di natura”, ma che ormai chiamo pensiero senz’altro.

Il pensiero, Istituzione esso stesso, non ha nemici nell’Istituzione, sempre perfettibile o meglio sempre imperfetta
– non è ancora stato scritto un Saggio sulla felice imperfezione delle Istituzioni, capiremmo finalmente il “permesso giuridico”, che non può essere dato perché coincide con l’iniziativa stessa – :
il che non impedisce che abbia nemici:
li ha nella potenza anche omicida dell’impotenza, ossia nella Massa come ne parla Freud (condivido la traduzione data da J. Lacan con “gruppo”):
l’individuo ostile al pensiero cerca complicità nella Massa o gruppo, non nell’Istituzione:
la figura più nota di tale ostilità è l’invidia (con la melanconia), la paranoia segue.

Lo slogan del Presidente Deng-Xiaoping, “Arricchitevi!”, veramente maoista nello stile, si rivolgeva individualmente a più di un miliardo di persone:
i poveri, più che di un piatto di minestra che li lascerà poveri
– e più che di Diritti umani senza neppure un piatto di minestra -,
hanno bisogno di mangiare quello stesso slogan come motore o pensiero, senza di che saranno solo poveri, o morti.

Chi l’ha detto che l’Istituzione ha bisogno di poveri?, questione sempre interessante:
siamo ancora occidentalmente convinti (temo di sì) che la ricchezza delle nazioni si fa sulla povertà dei più?, inclusa la povertà dei sentimenti morali dei più, e anche dei meno?

Come psicoanalista auspico che ogni analisi termini con l’acquisizione personale, ossia come pensiero, dello slogan di Deng Xiaoping “Arricchitevi!”

Domani porterò un esempio di Diritti umani che considero l’equivalente psichico di una repressione sanguinosa.

Milano, 1 settembre 2008

 

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