Malgrado più articoli semipronti, oggi propongo di rileggerne tre recenti cui tengo, in cui mi curo di domani, in quanto il domani è in coppia pratica con oggi (si tratta di pre-parazione)
– un mio lavoro ancora recente è intitolato “Un uomo che ha domani”, ossia il concetto di salute – :
essi sono “Viva la Cina (bis), i ‘Diritti umani’ e il pensiero” (lunedì 1 settembre), “I Diritti umani e la fogna” (martedì 2 settembre), “Un copernicano facile” (sabato-domenica 6-7 settembre).
Solo un commento a quello di mezzo:
non può essere riconosciuta credibilità alcuna a chi discorra di Diritti umani e Democrazia, se non osserva ciò che ho osservato in tale articolo.
In esso non ho detto cose intelligenti, ho solo fatto il giornalista che descrive ciò che vede (in TV in questo caso):
e un giornalista come lo è stato Freud, da cui ho acquisito in più il giornalismo (sempre quotidiano) dell’udire anteposto al vedere, ambedue facoltà sensoriali.
É il giornalismo di un intelletto sensoriale in dotazione a chiunque, indipendentemente dagli studi, purché non ne sia stato privato:
di un tale intelletto siamo tutti stati impoveriti da una Teoria o Idea che lo sostituisce, sistematizzando i fatti dopo averli negati e poi censurando la loro avvenuta negazione:
privando così della facoltà comune di chiamare le cose con il loro nome,
per poi orientare l’azione, chiamando “razionale” un tale orientamento.
La frequenza d’uso dell’espressione “Il faut appeler les choses par leur nom”, è uno dei miei ricordi più preziosi di J. Lacan.
Milano, 8 settembre 2008