PICCOLOBORGHESE

É da tempo che desidero riprendere questa parola:
ce l’ho con i post-comunisti per averla fatta sparire, sotto il pretesto sociologico dei “ceti medi”:
hanno fatto sparire anche il nome di Marx (ricordo bene gli anni ’70).

Alcuni scarni appunti per avviare il pensiero anche di altri:
i piccoloborghesi sono quelli di Marx e Engels (“Il Manifesto”, III), destinati a trasformarsi poi in “sorveglianti e servitori” ossia a diventare delle condensazioni alto/basso, dei condòmini, nel cui condominio regnano democrazia e uguaglianza, naturalmente;
essi sono quelli che ridono a “La botola” e allo stesso tempo hanno la buona coscienza dei Diritti umani (“I Diritti umani e la fogna”, martedì 2 settembre);
condensano come classe (ma non è classe, è gruppo) invidia, sadismo, banalizzazione, formazione reattiva;
pensano i profumi come deodoranti:
anche una parte della pubblicità invita a questa confusione piccoloborghese e isterica a un tempo (i pubblicitari se ne intendono!);
e per finire la serie di appunti:
il piccoloborghese vive di gruppo, o “massa” (Freud), il che lo differenzia dal grande borghese,
ma soprattutto il pensiero-di-gruppo lo oppone al pensiero di sovranità, di cui è la negazione ostile:
il gruppo è ostilità all’universo.

La nostra epoca è la piccoloborghesia all’apogeo:
l’epoca di Marx non era ancora tanto … matura.

Ciò significa anche il progresso della psicopatologia come Cultura, come interiorità, come povertà.

Milano, 11 settembre 2008

 

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