I & O

Legenda:

“I” iniziale di Isterico, “O” iniziale di Ossessivo.

In un articolo recente ( “Grande niente”, 24 settembre) ho fatto cenno appena a certe fisse o marchi del discorso (incisi, intercalare, toni, parole, … , aggiungo oggi prologhi e epiloghi di frase), la cui frivolezza è pari alla loro seriosità da tatuaggio indelebile.

Oggi proseguo descrivendo la duplice incidenza della modalità unica del non-venire, che è la forma generale della patologia, come un unico bastone diviso in due spezzoni, ma pur sempre branditi a bastone contundente, per di più scambiato per un povero scettro, lo scettro dei poveri:
ambedue riguardano il capire, l’intendere, il sentirci.

L’una mezza modalità (“I”) insiste nella dichiarazione, a volte semplice intercalare, di non capire, non intendere, fino al caso dell’addurre lo pseudosintomo di una sordità almeno funzionale:
ma se non capisce è perché non cape, non prende:
da anni ho sostituito tutta la vecchia terminologia che non disprezzo affatto, tanto da esplicitare che qui si tratta della parola “introiezione” che designa la prima delle virtù, che ho chiamato “modus recipientis”:
senza la quale virtù non si intro-getta neppure il cibo nello stomaco (la bulimia è solo una variante banale dell’anoressia).

L’altra mezza modalità (“O”) è quella di dare segno di avere capito subito:
in certi casi specialmente compulsivi non si lascia neppure che l’altro finisca la frase, e gli si “risponde” im-mediatamente (senza la mediazione del mangiare-introiettare ciò che è stato udito), sistematizzando nel proprio discorso ciò che si è anoressicamente “capito”.

Rispetto a queste due modalità, tutti i sintomi isterici e ossessivi cadono in secondo piano:
in altri termini, non è la Clinica a connotare primariamente I e O, e bisogna riconoscere che la “Clinica” è diventata una fissa di noi psicoanalisti.

Il “Professore” è istituzionalmente costruito secondo la distinzione tra capire e capere, anzi la insegna, anzi la milita perfino con durezza.

Ho detto che l’Ossessivo sistematizza, ossia censura l’esservi stata censura, introducendo così l’ordine del disordine disconosciuto:
confonde, come tutta la patologia, ordine e sistema:
le nostre vite dipendono interamente da questa distinzione.

L’Isterico fa diverso ma non meglio:
sostiene quella censura che non toglie col denunciare certe emergenze del disordine sistematico:
del che si vanta chiamando “verità” le sue “rivelazioni” del disordine, con la magra soddisfazione che una volta su tre riesce ad avere “ragione”.

Sono le due modalità del prendere il comando nell’impotenza.

A proposito di “Ragione, ce n’è in giro più d’una:
dopo Freud ce n’è una inedita.

Le due metà del bastone non si riconpongono mai, se non nel Capo della Massa, con il suo manganello compatto:
non meno impotente:
quella del Capo è la massima esperienza storica, e novecentesca, dell’impotenza, dopo l’esercizio illusorio e povero di un oscuro Potere.

Milano, 26 settembre 2008

 

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