Sabato domenica 19-20 luglio 2008
in anno 151 post Freud natum
Lettura di:
S. Freud
Ogni scritto sulla “sessualità”
OSF passim
Le morali sessuali hanno tutte un’unica ragione:
quella di essere derivate, o secondarie, o “di risulta” al rifiuto dell’unica morale che sia tale.
Di questa, quella sessuale è solo un’applicazione momentanea e contingente (non un caso particolare di una sistematica di casi):
è un errore fondamentale la semplice esistenza di una specifica morale sessuale distinta da quella alimentare, intellettuale, politica:
sono psicoanalista per il solo fatto di dire questo.
Nell’applicazione, è morale o moralità quella che obbedisce a un unico sapere e un unico principio:
1° il sapere:
che la vita sessuale nulla la causa e nulla la proibisce
– salvo comando in ambedue i casi: infatti la natura non ha a che vedere se non come nel fatto che per lavarsi il viso occorrono acqua e mani -:
un sapere ignorato dalla patologia, con il suo correlato di immoralità;
2° il principio:
che fare l’amore è, neppur tanto onorare il corpo dell’altro (cosa già rara), quanto onorare l’altro anche nel suo corpo oltre che in tutto il resto:
un principio di cui la patologia è ignoranza militata, con il suo correlato di immoralità.
Le morali sessuali hanno una sola giustificazione a loro mediocre discolpa, la medesima del Grande Inquisitore di Dostoevskij:
esse alleggeriscono i loro sudditi dal peso dell’angoscia, che solo per questo le accettano anche quando digrignano i denti:
sono psicofarmacologiche:
ecco perché i moralisti amano tanto gli psicofarmaci, aldilà della loro onesta, circoscritta, fastidiosa utilità.
La morale “libertina” è imparentata con tutte le altre:
la morale repressiva, come quella istigatoria, è solo uno psicofarmaco contro l’angoscia:
la cui minaccia approfitta dei sessi a man bassa, umiliando anche questi.
Milano, 19-20 luglio 2008