L’INTELLETTO ISTANTANEO

Raccolta in un Bar:

– Cliente: Un caffè!
– Barista: Normale?
– Cliente: No, anormale!

Ecco un semplice brillante esempio di intelletto istantaneo:
l’intera Psicologia novecentesca dovrebbe vergognarsi di non essere partita da qui per discorrere di Intelligenza:
è una Psicologia invidiosa, non vuole persone dotate ma solo schematizzate, previste da un sistema di presupposti.

Nella battuta di spirito, nulla a che vedere con l’orribile distinzione concreto/astratto:
l’intelletto in questa battuta è perfettamente astratto, e due volte, logicamente e linguisticamente:
ora sì posso ammettere il “concreto” riconoscendolo nel linguistico, dato che l’atto linguistico è materiale,
purché astratto e concreto siano due predicati simultanei di una medesima cosa, non due reparti o “sfere” di una classificazione:
l’invidioso odia questa duplice coincidente predicazione, che designa il pensiero.

Lo spiritoso di turno ha colto istantaneamente (tempo), e con alta condensazione (spazio), la co-presenza di due classificazioni, una a tre o più termini, l’altra a due:
1. la terna implicita nella domanda del barista: normale / corto / lungo eccetera, una serie accettabilmente banale,
2. la coppia: normale / anormale,
e con la velocità propria del pensiero è passato dalla prima alla seconda, in modo che la seconda retroagisse sulla prima debanalizzandola:
se il caffè è buono, non è grazie alla classificazione, semmai la classificazione può essere al servizio del buono del caffè.

Poiché “classificazione” o “sistemazione” designa un caso di Ordine del discorso, allora possiamo dire che l’intelletto ha colto, con conseguenze pratiche, che ci sono due Ordini del discorso:
lo ha colto, dunque è colto:
lo spiritoso ha cambiato discorso:
la guarigione è cambiare discorso (J. Lacan).

Ecco l’“inconscio” come la molla che ci resta, lusso anche nella penuria:
nulla a che vedere con una viscerale, “emotiva”, diavoleria dello spirito, sorta di fetido deodorato meteorismo dell’intestino psichico.

É il medesimo intelletto di sogno, lapsus, motto di spirito (Witz), e anche sintomo:
ma il sintomo non è affatto spiritoso, fino alla sua traduzione in Witz o interpretazione.

Motto è moto di spirito (osservazione di R. Colombo):
alla guarigione non basta lo spirito, occorre il moto.

Uno che non sia uno sciocco osserva che la battuta o motto di spirito produce come effetto un affetto che certo non è un’emozione, autonoma (“sfera”) dalla sua produzione, gas meteorico:
la Teoria delle emozioni è perversa.

Milano, 3 giugno 2008

 

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