ATENA DEA NAPOLETANA

Sto cincischiando su Atena-Minerva, se vi eccita fatelo anche voi:
io ho più fonti, la principale resta l’insuperato R. Graves, “I miti greci”, ma anche Google può servire a qualcosa.

Atena nasce dalla mente del padre, benché nel compromesso sintomatico (Giove ha mal di testa), ma in ogni caso la figlia è un pensiero del padre:
una figlia è un pensiero paterno, ed è ciò a farla donna, non maschile (vedi “Insoddisfazione: attualità e tradizione”, 19 giugno).

Certo le cose non sono facili, proprio quando lo potrebbero essere, ma tutto è fatto per la produzione del difficile.

Ho in mente il repertorio di battute di mio padre, sempre colte nella finzione tra teatro popolare, latinorum e Carmina burana, tra le quali:
“Una figlia è l’angoscia segreta di un padre!” (la declamava con comica aria ispirata).
(oggi penso di averlo raggiunto almeno nei riferimenti impliciti).

Ma gli uomini sono così facilmente sconfitti!, non dalla donna mannara (lo è Atena dea guerriera) ma dalla “santa donna”, il cui uomo può solo essere un imbecille, un morto o un malato.

Solo con la donna mannara hanno una chance.

Atena è vergine?:
risposta:
Atena canta “Guaglione”:

ma tu siguaglione
Tu nun canuscee ffemmene,
siancora accussí giovane!
Tu siguaglione!…
che t’hê miso ncapa?
Vaa ghiucào pallone
Che vónno di stì llacreme?…
Vatté, nun mme fà ridere!
Curre ’mbraccio addu mammà,
nun fao scemo piccerì
Nun cerca a te, nun sopete
chill
uocchie belle
Nuna penzà, vaa pazzià
cu
e guagliunciélle

Chi ha occhi e orecchie per intendere…

Milano, 25 giugno 2008

 

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