Sono sorpreso dalla recente copertina di Micromega, rivista degna di rispetto e fatta da persone al di sopra di ogni sospetto (Supplemento al n. 3, 2008):
tre scienziati (Galileo, Darwin, Einstein), severi in volti e abiti, glaciali, minacciosi, stilisticamente inquisitori, recitano all’unisono un unico fumetto:
“Tremate tremate, le scienze son tornate”.
Non indago sulle intenzioni editoriali, ma prendo occasione per commentare:
sinistro!,
manca solo una marcia militare, e non allegramente mozartiana:
per il vero, nell’antefatto femminista la marcia c’era già, ma nello slogan d’epoca c’era ancora del gaio
– streghe cioè isteriche anziché scienziati: e le isteriche hanno messo in crisi gli scienziati, che non le amano -,
che qui ha ceduto il posto a un imperativo minaccioso, allusivo a invisibili stivaloni di moderne, scientifiche schiere celesti
– le schiere sono sempre celesti, mentre le streghe sono ancora terrene -,
agli ordini di una Trinità di killer:
complimenti al disegnatore per la vignetta da umorismo nero scientifico.
Nell’ordine imperativo-prescrittivo conosciamo un caso che è ancora mite, perfino bonario, quello della “prescrizione medica” cosiddetta, che significa prescrizione scientifica da scienza applicata (un antibiotico è scienza applicata):
ma fin qui le cose vanno ancora bene perché, almeno per oggi, siamo in un’epoca capace di intendere che quella medica non è affatto e in nessun modo una prescrizione, bensì un consiglio lasciato al buon senso, che è un caso della competenza individuale, del malato:
ma se in capo alla “prescrizione medica” poniamo le tre facce sopra descritte, con il loro slogan che è un programma prescrittivo, la prescrizione medica passa da cosiddetta a detta-e-fatta:
veramente sinistro!
Ometto ogni passaggio già fatto in precedenza sui limiti, demarcazione, della scienza (sono i limiti a farla scienza), per concludere con la conclusione implicita a quello slogan, che è l’ossimoro più grave:
il Governo scientifico.
Ma in fondo è lo stesso ossimoro di un secolo fa:
la Psicologia scientifica.
La scienza è un particolare limite imposto alla competenza (individuale come tale, o “psicologica”: scrivo ormai sempre che l’individuo ne è la san(t)a sede):
ogni limite alla competenza produce un danno, a eccezione di un caso fruttuoso, direi perfino fecondo:
è il caso della scienza, un sapere ritagliato nel suo limite rispetto al sapere della competenza:
la rottura del limite uccide la competenza con il suo sapere, e uccide anche la scienza.
La psicoanalisi, distinguendosi nel sapere, è amica della scienza, che non ha molti amici.
Milano, 9 maggio 2008