Conosco due casi di obbligo a rispondere che è normale ossia normativo, associato a una sanzione legittima:
quello del Magistrato nell’esercizio del suo ufficio, tenuto a sanzionare l’omessa risposta alla sua domanda,
e quella dell’Insegnante nell’esercizio del suo ufficio, che sanziona la non risposta con il voto, avente validità sull’intero suolo nazionale tanto quanto la sanzione giudiziaria.
Fuori da questi due casi (ne esistono altri?), l’obbligo di risposta ha un nome:
è la legge del torturatore:
almeno questa volta, come può non essere chiara la distinzione tra norma e imperativo?
In quanti casi la legge del torturatore (“mi devi rispondere”) è camuffata come amore, benevolenza, educazione, conversazione, buone maniere?:
il regno del sadismo è molto ampio, aldiqua dei Regimi brutali (che se ne alimentano come fosse petrolio).
Sapere dire di no
– senza obiezione di principio, che è anch’essa legge del torturatore in veste di vittima –
è facoltà rara:
lo psicoanalista la pratica, non sempre sapendo che sta praticando un Ordinamento giuridico universale.
Milano, 6 maggio 2008