POLITICA E PSICOANALISI, CON GIOBBE E DANIELE

Certo non sono platonico, ma un fatto apprezzo di Platone:
per lui tutto è politica,
Eros, Idee, Teoria della conoscenza, e naturalmente anche la politica del governo, dei partiti, della campagna elettorale, ma come in seconda battuta.

Colgo l’occasione di questo momento elettorale (ieri e oggi) per esplicitare che sono politica (trasversale) a pieno titolo:
la proibizione dell’incesto (designa il pensiero ossia la relazione, non l’atto) come strutturante la Civiltà (già Freud),
il parricidio (designa il pensiero ossia la relazione, non l’atto) come implicito alla dominante Teoria ontologica “mamma-bambino”,
la Teoria delle emozioni come “sfera”, ossia della scissione dell’intelletto dalla propria intrinseca vita affettiva,
cui si associa la Teoria dell’intelligenza, ossia della scissione dell’intelletto dalla propria intrinseca facoltà di investimento (concetto economico),
la cultura della busta-paga precludente il pensiero della busta-profitto (che non ha neppure più busta), che è anche cultura del sacco, il quale ammette solo l’escursione tra pieno o vuoto,
la cultura pensionistica della vita (già in Edipo: le tre età della vita), o anche della sopravvivenza come limite della vita,
la bieca ma indistruttibile Teoria dei sessi (come “sfera” sessuale), che continua a imporsi al di sopra di ogni sospetto,
l’insieme delle Teorie presupposte, o Ideali, o Oggetti imposti al pensiero attivo e legislativo (non ne ripeto l’elenco);
questa lista può venire incrementata e perfezionata, aggiungo soltanto in generale:
il più incontestato dogma novecentesco, rispetto al quale impallidiscono i dogmi religiosi quando imposti in regime di fondamentalismo:
quello del monopolio della psicologia entro una partizione istituzionale (quella di scienza universitaria), in dura ostile opposizione al riconoscere la parola “psicologia” come un nome della libertà individuale, degna di essere riconosciuta e tutelata dalla Costituzione,
al che “La Psicologia” viene opposta come il nome del più trasversale e compatto dei partiti.

Tutta questa politica trasversale definisce i limiti, molto stretti, del fare politica:
la fa più e prima dei governi, perché prestabilisce i limiti del pensare e del muoversi di ognuno ossia tutti:
essa fa politica come il mito della caverna di Platone, perché fissa in anticipo le condizioni del fare politica proprio come quel mito fissa le condizioni della conoscenza (anche questo è un mito politico).

É in tutto ciò che come vocazione noi psicoanalisti siamo dei politici, ma senza saperlo:
proprio come quel tale che parlava in prosa senza saperlo.

Ma abbiamo almeno Giobbe e Daniele come avvocati della sovranità individuale (conto di parlarne presto).

Milano, 14 aprile 2008

 

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