“[Non] siamo tutti nella stessa barca”, o una sola lista di cose, azioni, pensieri, persone.
La negazione ha tutt’altro fine che quello di distinguere tra privilegiati e non:
essa sta per non appiattire tutti nel non privilegio, sorte comune in un cattivo comune:
non sono mai stato per pubblico/privato, neppure a tavola o nell’alcova.
L’alternativa designata dalla questione decide l’orientamento della vita di una persona, in ogni aspetto.
Al Mondo tutto è fatto per indottrinare all’assenza di quella negazione, che tra le ideologie è quella di più vasta portata (Televisione, in questi giorni San Remo, Elezioni, …).
Nella psicosi, con la sua apparenza di extraterritorialità barcarola, si è i più imbarcati, eteronomi assoluti, nelle altre psicopatologie la costrizione resta ma meno severa:
la psicopatologia è il provincialismo dell’unica barca, non modificato se globalizzato.
La questione si presenta sul mio divano:
basta una seduta sul mio (o altrui) divano, per poter iniziare ad almeno fiutare che non c’è una sola barca, o lista:
poi, molti rifiutano il loro fiuto.
Ora mi arresto perché la questione non va affrontata di fretta:
essa ha ogni estensione.
Milano, 3 marzo 2008