Scrive Kierkegaard:
“Non so dimenticare me stesso, nemmeno quando dormo”.
Ha torto:
quando sogno non mi penso, non mi ho come oggetto:
penso a un affare (“desiderio”), a come venirne a capo ossia lavoro, alla condizioni che fanno ostacolo.
Non c’è “narcisismo” nel sogno, proprio perché è centrato sul lavoro, che il narcisismo (e l’innamoramento che ne è un caso) esclude.
Sono convinto che neppure Kierkegaard facesse sogni narcisistici:
eccetto che per farmi dispetto se fossi il suo analista.
Affare, lavoro, ostacolo, sono termini universali, non “particulari” né bottega.
Milano, 11 gennaio 2008