CASTI SOGNI

I sogni – cioè il pensiero nel suo lavoro quotidiano-notturno – sono casti, lo si constata, non pornografici:
salvo eccezioni esistenti sì ma motivabili volta per volta:
per esempio quando la mia paziente mi voleva eccitare,o “arrapare”, o “attizzare”, o scandalizzare:
come si può pensare di scandalizzare uno psicoanalista?,
che se è scandalizzabile non è uno psicoanalista, anzitutto se si lascia attizzare da sogni a luci rosse (che ingenuità!)

Entro questa castità del pensiero sano, la vita sessuale è sottintesa, senza limiti né ricatti in più o in  meno, il che significa che il sogno(-pensiero) ne rifiuta il trasferimento a questione morale:
quando c’è pensiero non servono preti, magari preti laicisti mangiapreti:
nell’Ottocento e Novecento ce ne sono stati tanti, perché il moralismo non è monopolio dei preti ufficiali:
come I. Kant ha splendidamente dimostrato, benché con il mio dissenso sulle sue conclusioni preceduto da quello di Freud.

La questione morale sui sessi, moralista o “libertina” a pari merito, inizia solo quando i sessi sono rubricati come “Sessualità” (o “concupiscenza”),
ossia come Oggetto imperativo:
si deve o non si deve, coincidentia oppositorum nel “si deve”.

Dire così serve ad annotare l’inutilità dei millenni sulle questioni fondamentali, visto che siamo ancora lì:
e poi ci si lamenta della durata delle analisi!

Milano, 14 dicembre 2007

 

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