C’è solo una ragione per sostenere che la psicoanalisi non poteva venire inventata da Gesù:
per essere poi inventata da un altro ebreo come lui, dopo un lungo e logico tempo di latenza.
La ragione è che la nevrosi, e l’inconscio che ne è la condizione ancora normale, hanno avuto il loro massimo sviluppo, benché moderatamente preesistenti, proprio nel cristianesimo:
ciò per la rimozione ad opera del pensiero greco – dico bene “rimozione”, alle calende greche cioè mai – del pensiero, ripeto “pensiero”, di Cristo.
Poi il ritorno del rimosso non è stato mite:
per esempio come sangue versato (“Le royaume du Christ est un royaume de sang”).
La massima anzi unica questione teologica è:
come possano essere mantenute le promesse bibliche e evangeliche, se non c’è guarigione dalla nevrosi:
ora, questa guarigione è impossibile per miracolo divino:
ciò che dico ha già il beneplacito divino, perché la psicopatologia è patologia della libertà, non guaribile per causalità quantunque dall’Alto.
Il mio augurio natalizio è di lasciar cadere la necessità della rimozione del pensiero di Cristo, di quello di Freud, e del mio soprattutto (i tre vanno insieme):
in questo “mio” ogni bambino potrebbe riconoscersi (col tempo), non sono presuntuoso.
L’uomo narrato dai Vangeli – incarnazione, pensiero pubblico, resurrezione, ascensione – è un caso unico di habeas corpus rispetto alla condizione umana di corpo prigioniero delle catene teoriche imposte al pensiero.
Sottolineo “narrazione”:
fede o non fede, essa asserisce desiderabilità di essere e restare un uomo, asserzione nientemeno che come Rivelazione:
incredibile!?
Il pensiero di Cristo (mi ripeto):
non è con Parmenide:
infatti “l’albero si giudica dai frutti”, non dall’albero ossia dall’essere o essere dell’ente,
e non è con Platone:
infatti ha voluto rimanere uomo cioè corporeo in saecula saeculorum, mentre per Platone il corpo è una prigione (dell’anima, e siamo ancora lì).
Come abbiamo potuto noi cristiani cercare di imprigionare il pensiero di Cristo nel pensiero greco? (è una vera questione),
e infatti non ci siamo riusciti:
esso deborda da ogni parte proprio come fa l’inconscio.
Auguri di habere corpus!
Per scansare equivoci mistici, corpus significa:
sensibilità, motricità, pensiero, linguaggio.
Ciò che ho appena scritto sarebbe, universitariamente parlando, da libro di quattrocento pagine:
ma non ne ho voglia né tempo, una vita basta.
Riprenderò lunedì 7 gennaio 2008.
Milano, 25 dicembre 2007