L’altra Civiltà è pensabile, anzi è già pensata e praticata.
Non oppongo occhio e udito:
tra essi è una questione di primato, non di opposizione.
Nel primato dell’udito abbiamo un’altra civiltà, o meglio la avremmo:
infatti, all’opposto, da millenni (Platone) prevale malignamente l’occhio, il theoréin, la contemplazione, l’Oggetto Sommo.
E, “in solido”, abbiamo l’amore corrotto come innamoramento, occhi negli occhi:
l’innamoramento è teoréin, non la favoleggiata astratta “concretezza” degli innamorati;
l’innamoramento si impone come la corruzione dell’amore nella civiltà del primato della visione.
Nel primato della visione l’occhio è malocchio, e occhio per occhio:
finisce con la morte, almeno del rapporto mai iniziato.
La celebre “concupiscenza” non è istinto, ma primato della civiltà della visione.
Quando l’orecchio si fa avanti, si cerca di respingerne la legittima pretesa dando sì posto all’orecchio, ma solo in quanto musicale, sorta di delirante visione uditiva.
Nella civiltà del primato dell’udire, nell’occhio avrebbe primato la lettura, cioè l’intelligenza come intus-legere.
Nell’altra civiltà i sessi non sono più compromessi.
L’altra civiltà è pensabile, anzi è già pensata e praticata:
è il caso della psicoanalisi, come modesta ma unica rappresentanza odierna dell’altra civiltà.
Noi psicoanalisti ne siamo all’altezza?:
è una domanda retorica.
Milano, 22 novembre 2007