Se il vino che mi piace fosse isterico diventerebbe aceto, anzi peggio perché a me piace anche l’aceto di vino, e allora ricomincio:
vorrebbe che diventassi astemio (astinente, anzitutto dal pensiero non dalle solite… cose),
perché così non lo(-la ) ec-citerei, caso in cui la-lo chiamerei fuori dalla bottiglia aprendola:
l’allusione è scoperta, ma non è anzitutto sessuale:
se fosse anzitutto sessuale, sarebbe omosessuale, come tutto lo spiritualismo.
Se io non aprissi la bottiglia in eterno, ossia non la soll-eccitassi, non saprei mai sa il vino è diventato acido:
santa acidità eterna, l’isteria sopporta il tempo solo come bottiglia chiusa.
L’isteria è intollerante:
non tollera di venire citata, chiamata.
Purché non sia chiamata, potrebbe perfino entrare nel mio letto a luci rosse (esperienza corrente, nell’esperienza comune come nella letteratura e nel cinema).
L’isteria si mette al posto di Dio biblico sostituendo al 5° Comandamento (“Non ammazzare!”) uno nuovo (“Non eccitare!”):
cioè proibisce la prima virtù morale, che è ec-citare cioè chiamare, una virtù veramente… divina, la se-duzione o vocazione:
ma chi mai ha reso sinonime queste due parole?,
la Civiltà è isterica.
Ho sempre osservato che l’isteria ce l’ha con Dio, anche quando recita rosari.
La “ ‘bella’ indifferenza” isterica non è credibile:
è una linea dura e pura (questa è un’endiadi?, pensateci), espressione usata in passato per i Comunisti con la loro “linea” appunto dura e pura.
Continuerò, in particolare sulla “Bellezza”, ossia uno tra i tanti Oggetti infami che vado tolemaicamente disegnando nel loro Cielo infernale.
Milano, 5 ottobre 2007