Sabato domenica 22-23 settembre 2007
in anno 151 post Freud natum
Lettura di:
S. Freud
Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (bis)
OSF 5
Associo a questo breve articolo quelli di venerdì 21 settembre, “La carrozzeria di Platone”, e di sabato-domenica 15-16 settembre.
In questo, pongo a contatto due passaggi del saggio di Freud:
1° quello in cui cita Leonardo: “L’atto del coito e le membra a quello adoprate son di tanta bruttura… [eccetera]”,
2° e quello in cui commenta il disegno in cui Leonardo rappresenta da anatomista un coito more geometrico in cui, appunto, un pene si trova, chissà perché, in una vagina.
Ho detto “Chissà perché”, infatti la natura non ha una legge che spinga in tale senso uomini e donne (e peraltro pochissimo gli animali, che sono un modello di castità naturale salvo rare “sveltine”).
Il corpus vile dell’orrore dell’anatomia scorticata seda sadicamente Leonardo dall’angoscia (impensabilità) del coito tra corpi non vili, che anche nel coito si onorano (impensabile!).
L’amore cortese, con tutto il suo brutale “onore” cavalleresco ossia omicida, non sapeva onorare una donna.
L’anatomia rappresenta (Vorstellung) il corpo senza saperne assumere la rappresentanza /Repräsentanz).
Corpo-oggetto si oppone al corpo-partner:
in quello c’è obiezione a questo, cioè alla differenza dei sessi come degna di interesse (morale, intellettuale).
Alleggerisco la pressione rammentando la vecchia battuta attribuita alla giovane sposa pia:
“Non lo fo per piacer mio, ma lo fo per piacere a Dio!”:
è una bestemmia, inconscia ma frequentissima (che sia un Voyeur?, se non un pedofilo?):
battuta buona per cristiane, musulmane (è la logica battuta delle Urì), laiche, atee, insomma non si salva nessuno.
O può esserci salvezza?
Ma non c’è salvezza senza salvezza della differenza sessuale (non quella di Leonardo).
Milano, 22-23 settembre 2007