Una seduta di ieri mi dà un’occasione per oggi, grazie a un sogno tipico, di quelli che fanno innervosire i non-simpatizzanti di Freud:
è quel sogno di castrazione in cui il sesso femminile viene presentato come il risultato di un’amputazione (ossia un’apparente sciocchezza).
Come sempre, ripercorro il processo logico che ha come prodotto un pensiero che, come in questo caso, è risibile e assurdo:
eppure è serio, tragico benché tragicomico, a giudicare dalle catastrofi che ne conseguono altrettanto logicamente.
Al posto di comando del processo (non dico la pulita “premessa” aristotelica che accuratamente evita la logica del comando) c’è una Teoria che chiamo l’Oggetto onni-vedente, in-vidioso, sovrastante e devastante, quella dell’Uno intollerante del Due:
non tollera il due dei pensieri, dei partner, dei Chi!, dei lavori, delle materie prime con-lavorate, delle iniziative, non tollera il rapporto in quanto produttivo di profitto di cui è l’Oggetto-obiezione, il Nemico.
Con la sua logica tutta militare va poi a colpire selettivamente come obiettivo tattico quel caso unico e universale di “due” che è lì in natura, natura buona-buona, la differenza sessuale:
che tra gli uomini normali (pochissimi) acquista la vocazione di araldica del Due, come l’araldo antico annunciava Sovrano e Sovrana (non ho detto “di quei due” che credono ancora nell’occultismo dell’“istinto sessuale”).
Pur di colpire il Due, ogni mezzo è lecito, dal più brutale al più stupido al più angelico se non “santo” (che brutta fine fanno i santi!)
lo fa con la sotto-Teoria della Monosessualità originaria, stupida come la luna, che in sé non regge al primo esame, ma che si regge sulla logica delle bombe.
L’Oggetto è totalitario:
la sua ragione non sente ragioni.
Sono sempre più persuaso che la prima formulazione dell’Oggetto sia quella dell’Amore a fonte unica, L’Uno o il Sole (anch’esso stupido come la luna), il Sole dell’Amore:
all’uopo l’Oggetto ha sempre strumentalizzato le madri, spesso consenzienti anzi collaborazioniste:
ma in fondo non importa troppo che, secondo i casi, lo si chiami Amore, Essere, Conoscenza, Educazione, o altro verbismo ancora.
Non ho abbandonato la parola freudiana “castrazione”, ma le ho fatto compiere un salto:
come castrazione benefica, non del corpo da un organo, bensì del pensiero dalla Teoria (“Sessual-ità” = Monosessualità = Omosessualità) che lo occupa e opprime.
Milano, 7 settembre 2007