Il tatuaggio è una promessa di fedeltà eterna a un amore che non c’è:
ci sono più forme storiche di tatuaggio, invito a elencarle.
L’angoscia è la minaccia irresistibile di perdere l’amore che non c’è:
ecco che cosa significa che l’angoscia è senza oggetto.
Eravamo stati sedotti – no: corrotti – a credere nell’Oggetto “Amore”.
Minaccia per ogni disobbedienza anche solo pensata, anzi proprio perché pensata, al Decalogo di un tale Amore:
in tutti i suoi articoli, ma anzitutto al primo: “Non avrai altro Amore al di fuori di me”.
In paragone, il Decalogo biblico e il Dio che gli corrisponde è un paradigma di mitezza e misericordia:
l’angoscia pesa più di dieci Diluvi.
Il tatuaggio significa che mi imprimo il segno di una Presenza assente alla quale dedicherò la vita, con tutti i sacrifici miei e altrui.
Occultismo del massacratore o del massacrato.
“Mi tatuo dunque è”.
Mafia o Yakuza dell’Amore.
Con questo astrattissimo Oggetto (tra altri Oggetti nel Cielo stellato dell’Oggetto), ci si dà una Causa:
purché sia tale non importano i costi, ossia le vittime.
Se esiste il coraggio, questo è del pensiero, che a questa minaccia cede.
Milano, 17 settembre 2007