R. E LA PEDOFILIA PIÙ GRAVE

è l’iniziale del nome di una bambina di meno di due anni.

Un giorno il padre ha iniziato la seduta insistendo a parlarmi di R.

Non l’ho lasciato proseguire, intimandogli:
“Lasciamo in pace R.!”

Ho così impedito che le si mettessero le parole addosso, peggio delle mani:
si tratta di stupro verbale, in cui quasi nessuno saprebbe riconoscere il caso più grave nonché generale di pedofilia:
ecco perché occorreva il “Tribunale Freud”.

In quella seduta parlava un figlio che per tutta la vita si è lasciato mettere le parole addosso (dalla madre nel suo caso), per poi ripetersi automaticamente (Wiederholungszwang) mettendole addosso alla figlia.

Ho concluso la seduta con il commento:
“Da grande R. non saprà mai quanto dovrebbe essermi grata!”

Eccomi padre per l’ennesima volta (“a babbo vivo”).

Ho perso il conto del numero dei miei figli.

Un giorno chiederò le royalty (ma non coltivo questa illusione):
la prima volta che ho introdotto questa battuta, era per dire che un Freud redivivo potrebbe chiedere le royalty a molti, anzitutto agli psicoanalisti, e anche agli psicoterapeuti.

Gli psicoanalisti sono azionisti dell’Azienda Freud, e anche gli psicoterapeuti, e perfino gli psicologi, anche quando passati alla concorrenza (spesso sleale).

Milano, 5 luglio 2007

 

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