Rincaro sull’articolo di ieri (che consiglio di leggere o rileggere prima di questo):
in fondo lo avevo iniziato quindici anni fa (in “SanVoltaire”, Guaraldi, Rimini 1994, articolo “Santa pornografia” del 4 aprile 1992).
Ne attualizzo due paragrafi in successione:
“[…] ci voleva proprio una Bibbia moderna, persino ecumenizzante, cattolicissima, la celebre Bible de Jérusalem, per farne una grossa. Si tratta della traduzione di Ezechiele 16, 7: là dove le edizioni in maggioranza traducono letteralmente, in particolare la cosiddetta “Clementina” del Concilio di Trento – “pilus tuus germinavit” cioè germogliarono i tuoi peli -, in quella si traduce “la tua capigliatura (chevelure) divenne abbondante”. Incredibile!, le vie della perversione sembrano infinite, ecco perché fanno concorrenza all’Onnipotente.
“Di che si tratta? Del passo in cui Yahvè parla del popolo che ha scelto come di una figlia adottiva, la disconosciuta, corpo insanguinato gettato nel campo, da lui raccolta e riconosciuta perché vivesse, crescesse e diventasse desiderabile nel suo desiderio di Padre per il desiderio di tutto il mondo, un desiderio che subordina a sé una frigida sanguinosa natura che mi ricorda quella che ‘geme nell’attesa della rivelazione dei figli’. Nel passaggio suaccennato, il testo descrive appunto il momento del passaggio puberale.”
La traduzione di quell’insospettabile biblista non era un lapsus bensì un atto perverso: sapeva, ma non poteva ammettere (“La mia cara bambina!…: capelli come feticcio in-vece dei peli pubici, e infatti il pedofilo sceglie la bambina ossia priva di essi).
La perversione dell’amore, il delitto dei delitti, è rinnegamento della differenza sessuale.
Oggi siamo agli autos da fè “laici” per pedofili (bella secolarizzazione!): con imputabile disattenzione per la lunga marcia della perversione, per esempio attraverso l’amor di figlia del biblista:
alla fine si brucia il pedofilo odierno nel suo atto banale, stupido, povero, astratto, talora dimostrativo, il sottoproletario e pesce piccolo della perversione come la mandante di lui armer Teufel o povero diavolo della perversione, che poi è solo un nevrotico che per angoscia ha perso il filo dell’angoscia.
Non sto spostando il rogo dall’atto fisico all’atto di pensiero (e di parola, perfino di esegeta): sto spostando il giudizio dal primo al secondo – il giudizio se lo è risparmia il rogo -, estendendolo all’atto di omissione del pensiero:
ossia il peccato dell’inquisitore del passato o del presente, che faceva o fa pagare il peccato del suo pensiero ad altri: la sua è ignoranza colpevole, non excusat.
L’ignoranza non è risolta dalla Formazione: esiste Formazione all’ignoranza (oggi ne trabocchiamo).
Milano, 9 maggio 2007