“LA MAMMA HA MALE AL MIO STOMACO”

Apprendo da Vera Ferrarini, che mi permette di pubblicarla e commentarla, questa frase di un bambino di cinque anni.

Il quale non ha commesso un lapsus ma formulato un pensiero: il lapsus potrebbe sì prodursi, ma solo molti anni dopo.

Quel bambino dimenticherà, e se gli andrà bene ritroverà questo pensiero da adulto attraverso un’analisi.

Si tratta di un pensiero cosciente, ma ancora privo della facoltà di difenderlo:
il “principio di realtà” è tale facoltà, per il resto il bambino era già perfettamente realista.

Tra poco scriverò dello habeas corpus (niente fretta):
intanto osservo che il bambino ha osservato di essere stato privato del corpus (lo stomaco in questo caso), ovviamente nel suo pensiero perché è il pensiero a habere il corpo.

É ancora l’angoscia come minaccia di perdere un amore che non esiste, “simbiosi”:
è “La Madre” a essere in simbiosi col figlio, ma non è la parola giusta:
parassitismo, non simbiosi.

Da un lato qualcuno ha pagato i propri debiti sul conto altrui; dall’altro qualcuno ha prestato il proprio conto ai debiti altrui, per “amore”.

L’angoscia è dell’altro, che la fa pagare in nome dell’“amore”.

É la guerra che da sempre dura ancora, come strage degli innocenti:
rettifico: degli ingenui, l’innocenza non precede, essa segue la fine dell’ingenuità.

Milano, 23 maggio 2007

 

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