Approfitto di un’occasione imminente per una sorta di meditazione che è anche una rettifica (ci provo da almeno dieci anni ma con scarso successo).
L’occasione:
domani sera, martedì 15 maggio, a Bologna sarà presentato “Il pensiero di natura” alla sua terza edizione accresciuta: lo presentano Pier Francesco Galli e Alessandro Gamberini, Oratorio S. Filippo Neri, via Manzoni 5, Bologna, ore 21.
Ebbene, ho maturato col tempo che non sono né desidero essere un maestro (già J. Lacan si era scontrato con questo), tantomeno nella tradizionale relazione tra Maestro e Teoria:
sono diventato critico della Teoria, da cui faccio discendere la psicopatologia;
sostengo che non esiste Teoria freudiana, che lo status di questa è legislativo non teorico, così come il Diritto è legislazione non Teoria (che questa parola resti riservata alle Scienze dette “dure”).
Non ho fatto opera di maestro ma di operaio (al più “mastro” ma non Geppetto), di produttore, benché non del lavoro “socialmente necessario” (Marx):
potrei anche dire “redattore” nel significato proprio di questa parola, attore secondo che rielabora un lavoro già fatto da un primo preso come materia prima: è un deuteragonista non un protagonista.
Lo psicoanalista, quando lo è, è redattore, deuteragonista.
Sono i due posti di Soggetto e Altro soggetto come fonti congiunte, colleghe, coniugi, del pensiero di natura come legislazione o diritto positivo per il profitto (come nella parabola dei talenti).
Operaio non specializzato ma generico (da genus), universale:
competente in una legislazione valida non perché deve esserlo per tutti, ma perché lo può può, ecco lo shift della libertà (dunque non quella kantiana che “deve”):
che segue non precede l’imputabilità: lo spiritualismo la vuole precedente.
Il pensiero di natura è un atélier, un’istituzione (disertabile).
Ne faccio discendere l’“Idea di una Università” (prossimamente).
Il divano dell’analista non è un letto, tantomeno un “lettino” (formalmente un delirio):
è un posto distinto da un altro cui è però correlato, perché le frasi che ne provengono (in virtù della norma analitica) sono aperte all’intervento progrediente di un altro che è un deuteragonista (ecco l’“interpretazione” analitica).
Ma nella sua vita lo psicoanalista farebbe bene a essere il più spesso possibile protagonista come lo è l’analizzando, benché in un tempo successivo a quello del divano:
è la posizione da cui è possibile attingere al tesoro, in sé e fuori di sé.
Dio stesso, se esistesse e non anche lui come nevrotico ossessivo, desidererebbe non essere sempre protagonista, vorrebbe l’alternanza delle posizioni:
del resto in un corretto concetto di preghiera, ossia quando la domanda sia logicamente well formed e non puro piatire da drogato o tam-tam ossessivo o religioso, Dio è deuteragonista (ascolta la forma della domanda):
la preghiera sta nella forma del lavoro, costruire frasi a due posti:
così come è a due posti un letto coniugale, ambedue occupabili nella contingenza:
ma la maggior parte dei coniugi vivono in un lettino (inevitabilmente si buttano fuori).
Si tratta di un atélier con-divisibile per la sua natura di pensiero di natura, un convent o convention laico anche di persone a migliaia di chilometri di distanza, ossia un legame sociale:
non è indispensabile la col-laborazione, al legame sociale basta l’equi-lavorazione.
Auspico Amici del pensiero di natura, non correligionari né compagni di partito:
amico è chi porta acqua al mulino e non deruba il mulino della sua acqua: poste queste due sponde everything goes:
non c’è amicizia che in un Diritto:
non ce n’è abbastanza in quello statuale perché questo corrisponde con legittimità all’espressione “o per amore o per forza”.
Più di dieci anni fa chiamavo il Pensiero di natura “Club dello champagne”:
composto di produttori e consumatori di questo senza divisione di classe tra essi.
Milano, 14 maggio 2007