É il vulcano in cui è stato fatto: dunque fare che sia dis-fatto ciò che è stato fatto (antica citazione).
Osservo subito e facilmente che è una soluzione banale, idiota perfino, e proprio questa banalità non deve sfuggirci: quella della grandezza, della potenza (fisica).
Non ho detto che Tolkien è banale, bensì che mette in scena la banalità risibile dell’onnipotenza fisica.
Non occorre esaurirsi in sforzi intellettuali per capire che il legame di “amore” dell’anello è quello, istupidente e debilitante fino alla melanconia e alla deformità fisica, dell’innamoramento:
chi è legato dall’anello “perde la testa”, definizione corretta e anche popolare dell’innamoramento, un mostro alla lettera come i mostri di Tolkien, analogo non identico a un fenomeno fisico (la malefica freccia di Eros, mentito rapporto causa-effetto).
La melanconia (Freud: “Lutto e melanconia”) è una se non la conclusione sull’amore mentito.
Digressione ricapitolativa di cento cose già dette.
la speculazione filosofica di ogni tempo è preceduta e condizionata da un pensiero sull’amore (almeno Platone, nella sua disonestà, in ciò è stato disonestamente onesto);
la “Psicologia delle masse” di Freud – nel suo riconoscere nell’innamoramento una massa a due cioè un’associazione per delinquere – è una delle principali opere della storia della Filosofia.
Per concludere.
Nel suo semplice e semplicistico appellarsi all’onnipotenza (del vulcano), Tolkien coglie la pecca storica della Teologia di tutte le religioni:
la parola “onnipotenza” è impotente nell’afferrare la soluzione, cioè la differenza tra banale potere sulla natura e potere logico di soluzione:
qualificare l’onnipotenza come “divina” e “misteriosa” è un puro espediente verbale, finché non si riveli la differenza di pensiero: se Dio non sa pensare la soluzione, cioè se non è affidabile per la sua intelligibilità, è solo il vulcano dei vulcani (robetta muscolosa!)
“Vulcano”: occultismo, panteismo, misticismo, banalità (come le galassie).
L’occultismo inizia dall’occulto “perdere la testa” in cui consiste l’innamoramento.
Ma chissà poi perché tocca in sorte proprio a me, freudiano, psicoanalista, farmi campione dell’ortodossia: lo osservo da anni.
“Cristo” – anteriormente a divinità e perfino storicità – risponde a Tolkien:
con un risposta razionale, e senza mutuazione da una Ragione avvelenata dall’anello di Tolkien come quella greca: infatti dell’amore con le sue catastrofi si parlava già da molto molto tempo.
La condizione per non gettare Cristo nell’immondizia delle santonerie e delle profeterie, è quella di riconoscerne il pensiero come inaudita correzione dell’amore mentito da sempre.
Noi cristiani, e tutti gli altri, ci siamo cascati fin dal secondo giorno: è l’unico errore che abbiamo commesso (in paragone le Eresie sono secondarie, nel senso di derivate).
Tutte le patologie sono patologie dell’amore, e così tutti gli errori.
Milano, 29 marzo 2007