NON ABBRACCIATEVI!

Non  abbracciate i bambini, salvo che ve lo chiedano (è di loro competenza).

Noi equivochiamo il desiderio del bambino, che non è di essere contenuto ma di venire portato, trasportato: l’amore è di trasporto (meglio che la ridicola parola “transfert”).

Si dice bene “provo trasporto per qualcuno”: l’amore di “transfert” è amore, e almeno in analisi non ci sono abbracci, non per pudicizia (il vecchio errore di S. Ferenczi deriso da Freud).

Non abbracciatevi neppure nel fare l’amore: ciò che erroneamente chiamate abbracciarvi è solo una vestizione che vede l’amante come abito, habitus come formalità con materia.

Non ce l’ho con il verbo “abbracciare”, che adoro se detto alla francese, embrasser.

Lo sporco compito di negare la formalità dell’amore, anche nel fare l’amore, è affidato da millenni alla bugiarda idea di “istinto”, che condanna la “cosa” a sistemarsi nella prostituzione (che almeno ha compenso), o nello stupro (privo di gusto), o nel dovere morale (il triste “debito coniugale” che è solo prostituzione morale):
nessuna morale è mai uscita da questa sistematica.

Ci hanno provato senza successo anche i Teologi morali, con le loro noiose stomachevoli canzonette sull’amore che subordina e “salva” il sesso.

Tutte le morali sono inquinate dalla maldicenza sui sessi, resi obbligati a presentarsi alla dogana morale: ma la morale riguarda solo la frase (Ottavo comandamento), il resto segue.

La perversione (strategia) attacca i sessi (tattica).

In “Amore e Psiche” Apuleio ragionava bene: il narrativo buio d’alcova non era censura della visione, meno ancora dell’atto, ma primato della forma dell’atto:
Psiche sbaglia perché ingannata dalle sorelle invidiose.

C’è forma e forma: anche il contenitore (“abbraccio”) è una forma (geometrica), ma è forma di sopruso, forma chiusa e, come si dice per comune buon senso linguistico, soffocante.

Guarda caso, l’eccellente espressione “coppia aperta” è stata subito gettata sotto cattiva stella: perché c’è rapporto solo e proprio perché la forma che rende possibile la coppia è aperta (universo).

La storia della famiglia è male-detta proprio in questo.

Anche i coniugi più affezionati, più “una sola carne”, ed eroticamente più inventivi, se tali sono è perché pensano la loro relazione appunto come relazione, ossia come eremitica, tra eremi in rapporto tramite un medium (non una medium fattucchiera), dove il medium è la frase.

L’amore, se è, è nella forma di una frase ben fatta: consistenza, innocenza, disposizione (come si dice mettere a disposizione: invento il neologismo “disponenza”).

Una tale frase è valida anche per altri, tutti gli altri: è questa validità universale per un altro a fare l’amore.

Un esempio del migliore lascito di un genitore al figlio, è la frase che questo gli sente dire al telefono con uno sconosciuto.

La pseudorelazione a-tu-per-tu è un cortocircuito o “contatto” odioso fino a mortale.

Milano, 17 marzo 2007

 

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