C’è solo nella tortura.
“Maleducato!”, dice il torturatore: come ti permetti di non rispondere alla mia domanda?
Ce n’è abbastanza per fare diagnosi e autodiagnosi di sadismo.
La formazione reattiva si riconosce quando la pretesa di risposta è sostenuta da un soprappiù di cortesia e sorriso sulle labbra.
Spesso lo fanno i genitori con i bambini, e gli educatori.
L’educazione che fa obbligo di risposta è sadica, sostenuta sul soprappiù di valore del “bene” dell’educando (tutti i mali vengono dal fare il bene: il bene viene dal fare in modo che esso si produca per mezzo dell’altro, idea che faceva impazzire Kant).
C’è aggravante della pretesa di risposta, o confessione: quando essa è esigita in nome della verità, per esempio (cito): “Il bambino deve sempre dire la verità alla mamma, perché la mamma dice sempre la verità”.
Allorché un secolo fa ho udito questa enormità non credevo alle mie orecchie: più tardi ho osservato che l’obbligo di dire la verità non era affatto esteso al padre, anzi.
Si osserva che il bambino quanto torna a casa racconta volentieri di sua iniziativa, senza obbligo di risposta né di “bene” o “verità”.
Si è parlato del “silenzio di Dio”: per sua fortuna se lo può permettere, altrimenti tortureremmo anche lui.
Non che “Dio” (non mi piace questa parola, “il Signore” va già molto meglio) non risponda: ma sotto condizioni formali di cui parlerò un’altra volta, scusandomi per la momentanea aria di oscurità, che detesto.
Nella Storia si è affermata anche la pretesa della risposta prima della domanda: questa pretesa si è chiamata Inquisizione.
C’è stata solo un’eccezione – anche di ciò parlerò un’altra volta -, quella di Freud, che definisco l’unico Inquisitore riuscito (la storica Inquisizione non è stata soltanto un’infamia: è stata un fallimento).
Lo psicoanalista non è uno che tace, ma uno che non ha né fa obbligo di risposta.
Il suo paziente non patisce l’obbligo di confessare: ha il piacere di confessare ciò che neppure sapeva di sapere.
Sviluppi ulteriori: la distinzione tra rispondere-a e rispondere-di; la distinzione tra responsabilità e imputabilità.
Uno che si sente responsabile del suo Paese o del Mondo sarà un tiranno dei peggiori.
La modestia, la moralità, è nell’imputabilità: Kant (principio di responsabilità) è immorale.
Milano, 2 febbraio 2007