Domenica 11 febbraio 2007
in anno 150 post Freud natum
Lettura di:
S. Freud
Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno, Lutto e melanconia
OSF 8
Nell’uno e nell’altro articolo figura l’espressione “le grandi istituzioni dell’io”.
Invito a cercarla nella lettura dei testi, semplicemente per ricominciare a farsi la bocca, o l’intelletto, alla parola “istituzioni” in quanto reintrodotta per nuovissima via, quella di Freud appunto, oltre a quella pedante dei soliti discorsi sulle istituzioni.
Piena novità: nel pedante antico o moderno, all’individuo umano non è connessa alcuna istituzione, alla persona fisica è sempre rifiutato lo status di persona giuridica, ossia essa continua ossessivamente a venire classificata come perdente e mancante.
Se Freud ha ragione, allora si ragiona da capo.
Da anni propongo il “Tribunale Freud”, cui è dedicato il Corso dello Studium Cartello di quest’anno: come istituzione di un io sempre esautorato, destituito (psicopatologia), de-istituito.
Eppure in un primo tempo (Genesi) sembrava che gli spettasse come sua competenza pubblica di “dare i nomi alle cose” cioè anche agli atti, ossia la competenza linguistica come anzitutto competenza legislativa.
Poiché tale competenza legislativa è stata proposta come volontà di “Dio”, destituire l’uomo è destituire Dio stesso.
Ma allora a che serve cantare il “Te Deum” se non per dargli dell’imbecille? (bestemmia plurisecolare ma ben paludata).
L’ateismo è niente a paragone della bestemmia dei credenti.
Ecco perché parlo di Ordine giuridico del linguaggio.
Il dibattito dell’“Antigone” è un dibattito tra le massima Istituzioni, non tra una povera “ragazza” e l’Istituzione dello Stato: Sofocle ha il colpo di “genio” di farlo recitare tra individui in carne ed ossa, ambedue patologici ossia nessuno all’altezza della sua Istituzione.
Milano, 11 febbraio 2007