Dal divano ricevo una notizia da prima pagina e da telegiornale (non mi è dato di menzionare la fonte, il che farei su liberatoria: diciamo che lavoro anche per conto terzi).
Io ho un’idea di giornalismo perfezionato che giudico appropriata, che pratico da vent’anni, e da tempi recenti in questo Blog.
La notizia:
in una classe liceale un Prof., novello Platone da amore platonico, “spiega” che nel periodo delle mestruazioni le ragazze puzzano, e nella sua dedizione missionaria e caritatevole al sesso femminile regala a ognuna di esse un fiore.
É molto tempo che non faccio un TSO.
Profumo come contro-odore., deodorante (ne ho scritto in precedenza).
Constato e penso che il divano vale a fini giornalistici almeno quanto le Agenzie di stampa Ansa, Dire, Asca, Adnkronos…
Nell’operare come psicoanalista e come scrivente mi considero un operaio non un maestro: però mi considero maestro di un giornalismo inedito.
La pecca degli psicoanalisti salvo eccezioni è di aver perso il senso universale della psicoanalisi.
La guarigione sta nel passaggio a tale senso, ossia che non si tratta mai di “panni sporchi da lavare in famiglia”, infame detto che la dice lunga sulla corrente idea di famiglia: i panni sporchi stanno nella lingua.
La pedofilia evita gli odori dell’ad-olescere, sta su un versante anziché un altro di un’unica linea di demarcazione: l’atto del Prof. e quello del pedofilo sono due facce della stessa medaglia.
Per giudicare l’atto del Prof. ci vuole il Tribunale Freud, il Tribunale ordinario non darebbe il luogo a procedere come invece per la pedofilia.
La “sensazione” olfattiva sgradevole del Prof., e di chiunque altro, è non una sensazione ma un’allucinazione olfattiva: che deriva non dal sentito ma dall’ostitlità a ciò cui esso allude.
La notizia è tanto più da prima pagina in quanto potremmo pensare a un Referendum sull’imputabilità del Prof.: ognuno faccia le sue predizioni sul suo esito, sarebbe veramente un dibattito pubblico e politico (ma non ho alcuna speranza che sarà mai fatto).
Il Don Giovanni di Mozart sente “odor di femmina”: in ciò giudica il Prof. nel suo avere pre-giudicato che è cattivo odore.
L’errore è il medesimo verso i due sessi, non ne riguarda uno solo, perché la novità ormonale dell’adolescenza li riguarda ambedue anche olfattivamente: l’errore (come tutti gli errori) è indifferente alla differenza dei sessi.
La storia dell’etimologia e della lingua è molto imbarazzata sulla parola “ad-olescenza”, sul verbo latino olere e sul suo derivato olescere.
Segnalo Cicerone che scriveva, in accordo sotterraneo con il Prof.: “(mulieres) bene olent quia nihil olent” che si traduce “hanno buon odore perché non sanno di niente”, ossia se sanno di qualcosa puzzano (bisognerebbe riscrivere la biografia di Cicerone: che cosa ha davvero fatto nella sua vita?)
Il mio giornalismo è tanto attuale quanto plurimillenario (come quello di Freud).
Milano, 27 febbraio 2007