Da tempo raccolgo materiali sulla Cina.
Nel riconoscere che mi interessa, osservo in me un senso di familiarità, come verso luoghi noti da sempre, niente di orientale, esotico, niente cineserie, ci sono sempre stato senza esserci mai stato.
Per ora osservo soltanto che nella stampa se ne parla con termini da agonismo sportivo, quello di una lunga maratona (rammento la “lunga marcia”) in cui un concorrente si è già portato nel gruppo di testa e, senza forzare, continua a portarsi avanti in attesa paziente del momento dell’inevitabile sorpasso.
In fondo il Presidente Deng Xiaoping ha solo raccolto il testimone, come in una maratona a staffetta, della marcia del Presidente Mao Tsedong dandogli il cambio, e l’attuale Presidente Hu Jintao sta proseguendo nel cambio.
Non mi aspetto che i Dirigenti siano buoni, ma che agiscano a favore della mobilità di tutti (è il mio concetto di Diritto).
Facciamo, da individui ossia pensanti, come la Cina: portiamoci avanti anche noi, anzi più rapidamente ancora, ossia come se il sorpasso fosse già avvenuto, cioè aldilà di “La Cina è vicina” di Marco Bellocchio.
Non dico: W la Cina, bensì: viva la Cina.
Parlo del passaggio dalla geopolitica all’universo politico: quella è rotonda, questo è piatto come una superficie infinita, senza profondità, in quanto modello del pensiero (il mai finito tolemaismo finisce solo qui).
Sono due diversi imperialismi, dunque W l’imperialismo a distinzione fatta.
“Arricchitevi!” (Deng Xiaoping) non ha una sola interpretazione.
Sarebbe bene guarire dalla stupida fantasia patologica del “villaggio globale” o del maso chiuso esteso a tutto il globo, un francobollo sperduto tra le stupide galassie.
Il provincialismo assoluto del villaggio è il modello stesso o l’anima del totalitarismo o Utopia, da Platone a Tommaso Moro.
Almeno i cinesi non si sono fatti incantare dal piffero di Platone, cui preferisco quello di Hamelin che ha liquidato sì topi ma non bambini, e li ha rapiti sì ma solo dal villaggio di imbroglioni pidocchiosi.
Il formicaio è tale non per il numero miliardario di formiche, e ripeto la mia formula del pensiero (“di natura”) come legge universale di moto del corpo, sulla scorta di Freud:
siamo in tre:
il mio corpo (pensiero incluso), il corpo di un altro (pensiero incluso), e il Chi! che sono nel mio godimento passivo (come quando leggo un romanzo ossia ogni cosa degna di nota), senza contare tutti gli altri (centinaia o miliardi).
Milano, 31 gennaio 2007