Un tipo equilibrato è un tipo da TSO (in altri tempi avremmo detto “da manicomio”).
Motiverò subito la battuta: premetto soltanto che do appena inizio a una serie di interventi sul tema “equilibrio”, un tema letteralmente im-menso ossia ancora da misurare in tutta la sua portata: esso riguarda politica, economia, diritto, fisica, astrofisica, chimocofisica eccetera, e naturalmente psicologia, insomma tutto.
Già da giovanissimo ero sospettoso di questa parola: non mi piaceva venire definito “equilibrato”, e neppure “intelligente”: mi è capitato più volte di ricevere questo dubbio onore, tanto che poi sono poi diventato critico di questo predicato che ci ha tutti infestati attraverso la Psicologia novecentesca.
La suddetta battuta è motivata dal fatto che la schizofrenia catatonica, la psicosi bifase, la demenza, e in generale la psicopatologia, sono, con differenze e gradazioni, soltanto equilibri più o meno spinti: esse non si lasciano s-quilibrare da niente, da nessun ec-citamento che da molti anni traduco “vocazione” (non sto a parlare della sordità funzionale come caso-principe dell’equilibrio patologico: uno psicoanalista è uno che si lascia ec-citare dal dire del suo paziente).
Eccitamento-vocazione significa dare un seguito fruttuoso cioè s-quilibrato, ossia un profitto (economico), non una pura scarica (accompagnata da divorazione o distruzione) che è la concezione corrente e plurimillenaria del godimento.
Eccitamento-vocazione significa l’altra civiltà rispetto a quella della causalità.
L’equilibrio è il burqa dei vermi (“sepolcro imbiancato”): ma una donna non è un verme, neppure un verme “rosa”, il suo burqa ha un altro senso, quello derivante proprio dal fatto di non essere un verme (o una farfalla: non cambia nulla).
(continua: sull’equilibrio, e anche sul burqa).
Milano, 30 gennaio 2007