LA NEGAZIONE

Domenica 3 dicembre 2006
in anno 150 post Freud natum

 

Lettura di:

S. Freud
La negazione
OSF 1925

(Pubblico come fosse un mio articolo questa introduzione di Maria Delia Contri al Corso dello Studium Cartello, “Il Tribunale Freud”, di sabato 2 dicembre.)

La sottrazione del giudizio di soddisfazione da parte di un soggetto come sanzione dell’atto dell’altro, impedisce la costituzione di un principio di orientamento nella realtà e dunque della realtà stessa.

É questo il danno provocato dalla teoria che fa del rifiuto del giudizio una prova dell’amore e della bontà.

Si rilegga, per impostare un lavoro imputativo di tale teoria, La negazione del 1925 di Freud, dedicata alla questione della costituzione della facoltà di giudizio, cioè della “genesi di una funzione intellettuale a partire dal giuoco dei moti pulsionali primari”.

La prima decisione che la facoltà di giudizio ha da prendere è  imputativa: “deve concedere o rifiutare una qualità a una cosa”.

E Freud tiene a precisare come la bussola su cui si orienta il giudizio sia il principio di piacere: “La qualità sulla quale si deve pronunciare potrebbe essere stata in origine buona o cattiva, utile o dannosa.

Espresso  nel linguaggio dei più antichi moti pulsionali orali: questo lo voglio mangiare o lo voglio sputare”.

Si rileggano i passaggi dedicati al giudizio ne Il pensiero di natura di Giacomo B. Contri, la cui tesi centrale è che:
“è un giudizio propriamente giuridico – cioè secondo una norma valida per un universo -, quello con cui riconosco che qualcun altro nell’universo degli altri mi è stato fonte di beneficio, a partire dal quale si articola la possibilità stessa della conoscenza”.

Il rifiuto del giudizio a buon diritto può venire recepito come abbandono, rottura del rapporto, fonte di disorientamento angoscioso.

Milano, 3 dicembre 2006

 

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