FREUD INQUISITORE RIUSCITO

L’Inquisizione non è stata soltanto l’infamia storica che sappiamo, materialmente e giuridicamente (un aborto giuridico).

Sarebbe finalmente bene non prendersela anzitutto con la violenza: perché in ultima analisi ne è un’apologia, infatti dopo tutto e per tutti violenza significa muscoli, forza, qualcosa che tiene, riesce, per di più sullo sfondo di una diffusa cultura sadica, che l’Inquisizione esaltava con le sue educative esecuzioni capitali come sacre rappresentazioni.

Tutt’altro è il fallimento: infatti l’Inquisizione ha fallito, nel suo principio, ed è questa la sua critica.

Non solo perché le sue vittime, o i loro figli, l’hanno poi avuta vinta, ma anche per un’altra ragione.

Il Tribunale inquisitoriale aveva come principio e massima prova la confessione, cioè una prova soggettiva, non oggettiva come le altre: trattava l’atto soggettivo (confessione) come più reale del resto, insomma l’idea-base era buona.

Freud, senza alcun potere ma in un mondo sempre più a corto di potere (ne parlerò in un prossimo articolo: continuare a criticare “Il Potere” è solo una forma di ateismo miscredente), ha fondato un metodo di cura – da che?: dall’errore -, proprio come l’Inquisizione, ma con queste differenze:
– senza violenza, né potere, o legittimazione ufficiale benché dubbia come i “Poteri deviati”, e senza sadismo (anzi il sadismo è considerato tra gli errori da curare),
– in un campo di imputabilità complesso, implicante prima della propria quella di altri,
– e perfino facendosi pagare su domanda per venire inquisiti e confessare, anzi per riuscire ad acquistarne la facoltà (riuscita difficile: non mentire sull’imputabilità è davvero difficile, e siamo sempre lì).

Sono anni che distinguo le tre confessioni
– giudiziaria, sacramentale, psicoanalitica: occorre una avanzatissima Civiltà per distinguerne tre, per lo più si arriva a una sola, quella giudiziaria, ma oggi tutto è fatto affinché scompaia anche questa: l’attuale imperativo nella nostra “civiltà giuridica” è che sia annullato il pensiero dell’imputabilità –
di cui quella inquisitoriale è stata un’aberrazione totalitaria, con l’unica attenuante: quella di nascere in un’epoca (“barocca” dopo quella duecentesca) in cui nessuno sapeva più, cristiani compresi, che pesci pigliare, sbandamento immenso.

L’Inquisizione è stata una aberrazione oscurante la distinzione tra le tre confessioni, come un odierno Potere impotente che oscuri le distinzioni tra legislativo esecutivo e giudiziario.

Noi cristiani siamo e continuiamo a essere degli incivili, “selvaggi!”: non riusciamo a riconoscere e distinguere le tre confessioni, e abbiamo anche massacrato quella sacramentale in patetici fervorini spirituali, i cui avventori decrescono non senza buon senso.

Il Tribunale Freud è Inquisitore riuscito come Freud – in ogni analisi tanto quanto nel nostro e recente “Avvocato della salute” – perché promuove l’individuo a Giudice, e la Difesa individuale a facoltà di giudizio.

In questo Tribunale, con la sua confessione, non è che il senso di colpa non figuri più: ma vi figura come imputato della colpa di imputare senza colpa, e come fonte di colpe oggettive poste in essere per dargli un senso.

Milano, 13 dicembre 2006

 

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