PARMENIDE O CRISTO

aut Parmenide: “L’albero si giudica dall’albero”,

aut Cristo: “L’’albero si giudica dai frutti”.

Logicamente sarebbe il caso di decidersi. Ma da quasi duemila anni non lo si fa pur avendone ragione, anzi ha sempre più prevalso la tendenza e tentazione a riassorbire il secondo nel primo.

Cioè abbiamo ricominciato a ellenizzare, con il risultato finale di fare di lui un Idiota alla Dostoevskij, amore senza pensiero.

Ma dire “amore senza pensiero” è dire la contraddizione maggiore di tutti i tempi, perché l’amore è pensiero.

Cristo non ellenizzava: era un economista e un giurista quantunque sui generis, senza nessuna Filosofia presupposta. Aveva un’altra Filosofia (non una Teologia) senza presupposti, neppure Dio.

In ciò era un vero Ebreo della sua epoca, che con la Bibbia ellenizzante dei “Settanta” non voleva avere più nulla a che vedere.

Ma non si è voluto saperne, cioè di paragonare nel pensiero, come faccio io, Cristo e Parmenide.

Invece si è sempre obbedito a  uno schema presupposto: là la fede, qui la ragione. Pazzesco! (spiegherò perché questo aggettivo).

Cristo o aveva ragione o aveva torto. E ha passato il tempo a disputare. Anche Freud.

10 ottobre 2006

 

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