Ha detto una mia paziente: “Ho l’impressione di rimanere alla superficie, e proprio per questo di non farcela”.
Al contrario, è proprio per questo che non ce la fa: resta dipendente dalla Teoria della profondità, quella dove starebbe il vero “Vero”.
É la solita Teoria vaginale della profondità, o dell’interiorità. Ginecologia dello spirito anche filosofica, che va sempre forte, fortissima, invincibile. Non ne siamo mai usciti, guariti. Dopodiché ci si lamenta che le analisi sono troppo lunghe: in paragone ai millenni sono minuti.
Immagino Dio, quello di cui è detto “uomo e donna li creò”, che si mette le mani nei capelli di fronte a questa contraffazione del pensiero originale risultante dal peccato di una Teoria post-originale imposta ad esso.
Invece Lui aveva solo creato la differenza di due metaforici fiori, l’uno a sviluppo interno l’altro a sviluppo esterno, ossia ambedue superfici diversamente sviluppate come due origami. Il che farsene è una questione di pensiero, non di istinto. Solo il pensiero può avere moralità.
Gli animali non hanno moralità, e dei sessi non si fanno quasi niente: noi, almeno, facciamo pasticci sì e grossi, ma almeno ce ne facciamo.
Siate superficiali ossia virtuosi, perché il pensiero sano ha come modello la superficie infinita. É nel vizio – patologico – che il pensiero è finito, limitato, a sacco, interiore-intestinale, sepolcro imbiancato, non “a immagine e somiglianza”.
22 settembre 2006