Nessuno gode buona salute: antichi, moderni, occidentali, orientali, cristiani, islamici, ebrei, operai, capitalisti, terziaristi, politici, medici e naturalmente malati, tutti quanti compresi noi psicoanalisti. E naturalmente i preti di tutte le preterie, anche quelli miscredenti e antipreti ( come mi manca il vecchio buon “laicismo”!, oggi scomparso: oggi tutti piangono religione, un oceano di lacrime in moto come uno Tsunami).
Se i preti fossero solo quelli cristiani, il clericalismo non esisterebbe: questo è una categoria (patologica) dello spirito, antica e di bocca buona. Si può predicare e predica ai quattro venti.
Perché nessuno gode buona salute?
Perché la salute è come la cucina: va preparata giorno per giorno e solo allora si gode. E’ come il profitto, che comporta lavoro, tempo, giudizio, gusto (che è un caso del giudizio), e not least rapporti.
O anche, è come la Città, che non è fatta ma sempre da fare: l’urbs è semper condenda.
Il “problema di Dio” è un… problema di Dio: se lui ha dei problemi questi riguardano lui, posto che sia una persona seria. Ora, il problema di Dio è che neanche lui gode buona salute per essenza: se gode buona salute, è perché opera (qualcuno lo ha già detto prima di me): se esiste non è quel pensionato eterno che molti credono. I flebili argomenti sull’“esistenza” di Dio hanno sbagliato parola, bisognava scegliere subito la parola “salute”: questa implica l’esistenza, mentre senza salute l’esistenza di Dio non potrebbe interessarci, né essere credibile, senza che neppure perdiamo tempo a disputarla.
10 Settembre 2006